Gianni Riotta: Una cultura viva. Senza trucchi

05 Giugno 2006
Come passeggiare in un romanzo, saltare a piè pari da un verso a un altro, diventare un personaggio, sia pur minore, della letteratura italiana. Una sensazione che provate solo tra Torino e le Langhe, quattro passi tra La bella estate di Cesare Pavese e il ritorno a casa tragico di Primo Levi dal lager. I viali alberati della capitale sabauda, oro e grigio, come nel Lessico famigliare della Ginzburg, il Cottolengo con i suoi mattoni, cari all’Amerigo Ormea, eroe di La giornata di uno scrutatore di Italo Calvino. E salite in collina, oggi odorosa di vini e pietanze d’autore, capitale dello Slow Food di Carlin Petrini, con l’Università di Pollenzo, Harvard del gusto. Lasciatevi alle spalle i vini Doc, i tartufi Doc, i funghi Doc. Girate a Sud delle vigne, passate la roggia dove i turisti e i nababbi in cerca di casa non osano. Restate da soli. Udite, o non ancora?, il crepitare della mitragliatrice Breda di Michele, il sergente meridionale de Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio? E il frullare dello Sten dei suoi compagni, il passo calzato di stivali del romantico Johnny? E Kim, il partigiano letterato di Calvino all’esordio, Il sentiero dei nidi di ragno? La luna e i falò di Pavese e la Grecia arcaica disegnata sulle Langhe da Pavese, nel suo libro più misterioso, Dialoghi con Leucò. Che roba è l’itinerario a filo d’aria dalla Mole Antonelliana, il più americano dei musei italiani, dedicato al Cinema, fino a Grinzane Cavour, la Rocca e il Maniero, sede del premio letterario che, grazie all’energia bulimica del fondatore Giuliano Soria, oggi si irradia a Parigi, negli Usa, in America Latina? È un modo di intendere la cultura viva, affidando la giuria del premio, dopo la rosa selezionata da artisti, critici e scrittori, alla vena imprevedibile degli studenti, alieni da camarille, trucchi, egoismi da letterati. Mi è capitato di ricevere il premio a Grinzane, di far parte della giuria, di uscirne per lavoro, di ritornare tra quegli amici. Niente smorfie, niente cicisbei da salotto, sempre cultura, libri, passione per la narrativa al primo posto. Con l’occhio al mondo e al premio Nobel, arriva la matriarcale Toni Morrison, l’aguzzo Coetzee, lo snob Vargas Llosa, l’ascetico Kenzaburo Oe, e gli italiani, il mio amico Cerami, dal romanzo all’Oscar con Benigni, lo sguardo per i non professionisti, il Gattopardo Boris Biancheri, Manlio Cancogni, Diego Marani. Tolleranza, ecco la virtù che l’asse Mole-Langa, insegna. Imparata tra le passioni e le sconfitte del Risorgimento, tra gli ideali e la sofferenza dell’industria, nelle utopie costruite e perdute in città, nel sangue e nel vino della Langa, ieri povera come Pinolo Scaglione e Nuto Revelli oggi in Suv metallizzato, ma sempre attenta. E raccolta in libri destinati a durare, scritti perché i lettori imparino, ascoltino, maturino e poi raccontino, a loro volta, la loro storia. Come un Barolo nasce solo da queste parti, così solo da queste parti il Premio Grinzane Cavour poteva mettere radice.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …