Gianni Riotta: Tps e l'anima della sinistra che sogna ricchezza lontano dalle favole

08 Giugno 2006
Anima mea in manibus meis semper et legem tuam non sum oblitus, recita il Salmo 118-109, la mia anima sempre nelle mie mani, e non dimentico la tua legge. Il verso bellissimo mi torna in mente meditando sull’identità, di un individuo, un’istituzione, una comunità. Ciascuno di noi, da solo o in gruppo, deve sempre confrontare le proprie scelte e la legge morale. Può armonizzarle o no, tenendo l’anima tra le mani. A guardare il governo di Romano Prodi dopo il ritiro a San Martino il Salmo diventa analisi politica magnifica, di quelle dei grandi di un tempo, Forcella, Gorresio, Piazzesi (‟l’Italia diventerà un Paese normale quando la Dc andrà all’opposizione e la Juve in B”, scherzava). Il destino del governo anima mea in manibus meis è osservare l’etica della politica moderna: servire l’interesse comune, non le lobbies. Sentiamo tanto agitarsi, malgrado gli inviti del primo ministro e del portavoce Sircana a un chiostrale silenzio, elogiati dal vecchio Michele Serra. Qualche ministro lancia invece l’urlo primordiale alla curva, ‟Sono al governo ragazzi!”, con sparate inani. Per questo, se dovessimo con arbitrio assoluto - alla Moggi per intenderci - attribuire la palma del ministro più di sinistra del governo Prodi II, non penseremmo al castrista filotraghetti Alessandro ‟Caronte” Bianchi, ma a Tommaso Padoa-Schioppa. Sì, avete capito bene, l’uomo più di sinistra dell’esecutivo non promette brioche, ma fatica per una manovra bis, venire a capo della nostra impossibile spesa pubblica, riducendo il deficit (4,1 del Pil contro il 3 previsto) e rispettando gli impegni fiscali con l’Europa. Ma come, salteranno su unanimi lettori di destra e sinistra, Riotta si è bevuto il (già esiguo) cervello: considera di sinistra il rigore? Sì. Leggete, per favore, l’avventura della star francese socialista Ségolène Royal, che ha finalmente ammesso come l’utopia sanculotta delle 35 ore abbia danneggiato i lavoratori deboli, elargendo qualche weekend in spiaggia ai manager abbienti. Dieci anni fa il primo governo Prodi cadde su questa fola, e Titanic spiegò, invano, che 35 ore per tutti sono Fata Morgana, non Silicon Valley. Ora la Royal dice qualcosa di sinistra, cioè che dimenticare le leggi del mondo globale per slogan tromboneschi ha portato i lavoratori flessibili francesi dal 10% al 40%. La Francia, Paese ‟sociale”, ha, grazie alla demagogia gauchista, più lavoratori flessibili dell’arcigna America ‟neoliberista”. Immediata la reazione della sinistra Neanderthal: ‟La Signora Royal vuole essere candidata presidenziale per i socialisti o contro i socialisti”, minacciano i sodali del radicale Dominique Strauss-Kahn. Importano i dati della Royal? No, conta il turgore dello slogan, 35 ore, Socialismo, Utopia! Ben venga allora il forbito ministro Padoa-Schioppa, TPS nel gergo della finanza. Numeri per rilanciare la crescita, senza la quale, si sgola Mario Draghi, non c’è ricchezza da redistribuire ai tanti che pure ne hanno bisogno urgente. I fischi al leader della Cgil Epifani, nella ormai troppo focosa Vicenza, confermano che in Confindustria non tutti apprezzano il galateo, e non ci meraviglieremmo affatto se qualche contestatore ce l’avesse soprattutto con il dialogo promosso dal presidente Montezemolo. Ma Epifani, dimenticata la scortesia degli ospiti, mediti sulla dialettica Ségolène-Tommaso. Le 35 ore, bandiera effimera, hanno avvilito i poveri. Accanirsi nel nominalismo ‟flessibilità sì, precarietà no” non crea un solo posto di lavoro. Li crea un Paese creativo e rigoroso, capace di strappare la scuola alla conservazione e alla burocrazia. L’anima della sinistra è per ora nelle mani di TPS, non oblitus del mondo reale.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …