Riccardo Staglianò: Viaggiatori occidentali nel mirino

05 Settembre 2006
Giordania, Turchia, Niger solo per stare all´ultima settimana. Gente che trova una vacanza e perde la vita. Oppure fa la sua peggiore avventura non preventivata sotto la scorta armata di ignoti rapitori. La mappa del turismo si riempie di bandierine rosso-pericolo. I viaggiatori sembrano rischiare più del solito. Vittime per procura, il più delle volte. Per i terroristi è molto più facile colpire loro, spaiati e indifesi in giro per il mondo, piuttosto che portare l´attacco sino in patria. Mentre anche quando il destinatario è il governo locale prendersela con i vacanzieri, che portano soldi nel paese, è una maniera indiretta per vulnerare l´economia. E quindi lo stato.
«La tensione influisce sui flussi, non c´è dubbio - ammette Giuseppe Boscoscuro, presidente dell´Associazione dei tour operator - Il crollo successivo agli attentati di Dahab a primavera è superato ma ad agosto i viaggi italiani verso l´Egitto erano sempre sotto del 15% rispetto all´anno prima». Non è che il turismo si fermi ma, nel gran sistema di vasi comunicanti che è diventato il pianeta, cambia direzione. «Anche dopo l´11 settembre e nonostante tsunami, aviaria e altre catastrofi - dice il presidente dell´Astoi - il movimento globale è aumentato di circa il 6-7% all´anno». Ottocento milioni di persone in viaggio ogni anno, secondo l´Organizzazione mondiale del turismo, che hanno imparato a convivere con il rischio. Ancora Boscoscuro: «Quest´anno l´Italia è andata molto bene (+15% dei pacchetti venduti), così come Grecia e Spagna anche perché sono state considerate alternative a destinazioni mediorientali percepite come più pericolose».
Poi non tutti i viaggiatori reagiscono nello stesso modo. «Nel 2005, ad esempio, era difficilissimo convincere gli italiani ad andare a Dubai - racconta Andrea Giannetti, presidente dell´Assotravel - mentre quella località era piena di francesi e inglesi. Ora la riserva è passata e anche i nostri turisti l´hanno cominciata a frequentare». Usando anche l´Egitto come cartina di tornasole, la diversa emotività nei confronti degli allarmi tra Roma e Londra viene confermata, con i nostri connazionali che ci pensano due volte mentre i britannici ci vanno il 30-35% di più ogni anno. Tuttavia, nel complesso, il turismo degli italiani cresce del 4-5% all´anno. «Ci spaventiamo un po´ nell´immediatezza dei fatti - conclude Giannetti - ma siamo più veloci degli altri nel dimenticare». E a preparare nuove valigie come se niente fosse accaduto.
Per i 16 milioni di italiani che ogni anno si mettono in viaggio le principali destinazioni arabe restano, nell´ordine, l´Egitto (un flusso di 750 mila persone nel 2005, con il 75% concentrato sul versante balneare, Mar Rosso insomma), la Tunisia (250.000 persone) e Marocco (150-170.000). Mentre la Giordania, ultima colpita, è una realtà modesta da circa 40.000 arrivi annui.
Se prima ci si limitava alla profilassi nei confronti delle malattie infettive prima di programmare un viaggio esotico, adesso conviene tener conto anche del coefficiente di rischio. Il Dipartimento di Stato americano pubblica travel warning su ogni paese e raccomanda ai cittadini americani di comunicare loro, per posta elettronica, il proprio itinerario. Un invito che dal luglio 2004 a oggi è stato raccolto da ben 400 mila persone. La Farnesina, in collaborazione con l´Aci, ha realizzato il sito Viaggiaresicuri che aggiorna in continuazione la mappa del pericolo. Anche lì è possibile iscriversi alla newsletter per posta elettronica mentre segnalazioni rapide vengono spedite anche via sms. L´idea è che l´unico modo per evitare i guai è sapere in anticipo dove la situazione è critica. Che è ancora molto vero anche se l´esportazione del rischio terroristico nel cuore dell´Europa - Londra, Madrid, Londra - ne ha ridotto l´efficacia.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …