Marco D'Eramo: Pacs. Sette partite di coppia

31 Gennaio 2007
In tv il nuovo segretario della Conferenza episcopale italiana (Cei) ci ha consigliato d'imparare dalla Francia, quanto a politica familiare: è vero che monsignor Giuseppe Betori si riferiva agli incentivi alle nascite, ma quando si propone d'importare una politica, la si deve valutare nel suo insieme: la Francia incentiva infatti tutte le nascite. Anzi, le statistiche dicono che di questi finanziamenti beneficiano assai più le coppie di fatto che i coniugati, visto che in Francia la maggioranza dei figli nasce da genitori non sposati e le convivenze superano di gran lunga i matrimoni.
Non è la prima volta che i vertici della Curia ci chiedono di prendere a modello lo stato ‟più Pacs” al mondo, che per primo in Europa ha affrontato e risolto per via legislativa il problema delle convivenze di fatto.
Un tale svarione da parte di prelati tanto accorti è solo l'ultimo segnale dello sbando di cui è preda il Vaticano: e su ogni terreno, non solo sulla vita di coppia ma sui temi più disparati, dalla nomina di una spia a primate di Polonia ai gratuiti insulti contro il profeta di un'altra delle tre grandi religioni monoteiste. Dietro le infuocate parole da crociata del pontefice e dei cardinali si nasconde una perdita di contatto con il mondo reale che fa paura.
E' di questa Chiesa nel pallone che i partiti italiani sono succubi: si comportano come personale di servizio sempre timoroso d'irritare il padrone e ricevere gli otto giorni. E la crisi del pontificato ratzingeriano rende ancora più gratuita questa sudditanza che si esprime sempre uguale a sé stessa su qualunque argomento. Si può parlare di fecondazione artificiale, di scuola privata, di coppie di fatto: sempre assisteremo alla replica del medesimo teatrino, alle stesse, molteplici (almeno sette) partite che si sovrappongono e s'intrecciano: una partita - primaria - tra il Vaticano e gli assetti dell'Italia come stato (non più) indipendente; una seconda partita, a cavallo dei due schieramenti, tra i Clemente Mastella e i Pierferdinando Casini, per ricostituire la Democrazia cristiana; una terza tra Ds e Margherita per definire il baricentro politico del futuro Partito democratico; una quarta tra sinistra ‟radicale” e sinistra ‟riformista” per spostare gli equilibri all'interno dell'Unione; una quinta tra ‟teodem” e ‟popolari” all'interno della Margherita; una sesta, ben più seria, all'interno dei Ds, in cui il segretario rischia di perdere pezzi da tutte le parti; una settima che mette in rotta di collisione col Vaticano un Piero Fassino che ci aveva appena rivelato di essere sempre stato credente, tanto bramava un beneplacito curiale.
Visto come in passato sono andate a finire fecondazione assistita e scuola privata, sono prevedibili gli esiti che l'incrociarsi di questi scontri produce. Come sbocco, si delinea un sostanziale mantenimento dello status quo ante che sarà rivenduto dagli uni come coraggiosa riforma e dagli altri come sacrilego attacco alla famiglia. Gli unici a uscirne imbaldanziti saranno i settori più codini, sanfedisti, del nostro parlamento. Ma non c'è dubbio che sono i Ds la formazione politica più sotto pressione, più a rischio di esplosione all'interno o di subalternità all'esterno. Per riprendere un'espressione francese che usa sempre il nostro Valentino Parlato: ‟Tu l'as voulu, Georges Dandin!”

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …