Gianni Rossi Barilli: La piazza riconquistata

21 Giugno 2007
Alla fine la piazza più classica degli eventi di massa è stata riempita dal popolo del pride. San Giovanni, che solo un mese fa grondava dei toni omofobici e livorosi del Family day, è stata conquistata da centinaia di migliaia di persone che hanno portato lì la loro gioia di esserci. Una gioia spontanea e irrefrenabile che non ha avuto nessun bisogno di imbeccate dall'alto, o di manuali di comportamento, semplicemente perché era vera. La manifestazione è quindi riuscita nel migliore dei modi, per quantità e qualità di partecipazione, senza i soldi dell'otto per mille, la propaganda parrocchiale o lunghe settimane di battage mediatico martellante. Il Vaticano, che sette anni fa in occasione del Worldpride aveva di fatto contribuito al successo dell'esecrato evento con la richiesta di vietarlo, questa volta è stato zitto «per non creare polemiche» e (soprattutto) per evitare di fare pubblicità gratuita al nemico. Eppure è andata bene lo stesso. Niente male per una minoranza come quella glbt, che secondo i dettami del catechismo cattolico non possiede alcuna rilevanza sociale.
Certo sarebbe stato molto meglio se questo pride 2007 fosse stato una festa e basta. Magari per celebrare l'approvazione di quella legge «umana e ragionevole» che il governo Prodi aveva promesso e poi si è rimangiato, lanciando i più che modesti Dico prima e abbandonando in seguito pure quelli per evidenti ragioni di aritmetica parlamentare. Pensare che sono già passati sette anni dal Worldpride del 2000 e che nel frattempo non è cambiato niente lascia un po' d'amaro in bocca. Ma il corteo di ieri è un motivo di allegria e di speranza, perché dimostra che le richieste di cambiamento sono sempre lì e si rafforzano con il tempo. E anche perché è servito a sancire un cambio di strategia, anziché un ridimensionamento degli obiettivi, di fronte alla mancanza di risultati politici. Non ci avete voluto dare i Pacs? Adesso vogliamo il matrimonio, ovvero la completa parità di diritti per gay, lesbiche e transessuali Questo è stato detto ieri dal palco di San Giovanni, rompendo quel patto di moderazione «a fin di bene» stipulato con il centrosinistra. Quella moderazione, del resto, non è servita. La questione dei diritti degli omosessuali è anzi diventata il simbolo di questa deprimente stagione di riformismo senza riforme.
La comunità glbt, in compagnia dei molti eterosessuali che ne sostengono le rivendicazioni, si è ripresa quindi la propria autonomia d'azione e ha deciso di alzare la posta. Nei fini come nei mezzi, visto che si sta parlando di organizzare scioperi fiscali e restituzioni in massa delle tessere elettorali come risposta alla sordità del sistema politico. Si alza la testa e la voce, pretendendo da tutti quel rispetto che finora è stato negato da tanti e proclamato in modo solo formale da troppi. Vedremo quali saranno le risposte, ma da ieri sappiamo già un po' meglio che chi sa di aver ragione e lotta per la propria dignità non si fermerà di fronte a niente.

Gianni Rossi Barilli

Gianni Rossi Barilli, nato a Milano nel 1963, giornalista, partecipa da vent’anni alle iniziative del movimento omosessuale, come militante, scrivendo, discutendo e anche litigando. Ha lavorato a “il manifesto” dal …