Marco D'Eramo: Inferno di famiglia

21 Giugno 2007
Meglio sola che male accompagnata, è la morale che si trae dall'ultimo rapporto del Viminale sulla sicurezza in Italia. Perché le cifre che fanno più impressione riguardano le donne: nel 2006 hanno subito violenza ben un milione 150.000 donne. E le donne che nel corso della loro vita hanno subito violenze sono 6 milioni 743.000 (una su tre italiane), di cui 5 milioni di violenze sessuali. Il numero più sconvolgente è che il 62,4% di tutte le violenze sulle donne è stato commesso dal loro partner, e la percentuale sale al 68,3% per le violenze sessuali e al 69,7% per gli stupri. È il marito l'aggressore più frequente ed è l'ambito familiare quello in cui si annida il pericolo maggiore. Altro che famiglia culla dei valori civili! La famiglia genera lividi, ematomi, lacerazioni, quando non decessi.
Eppure non è stata lanciata nessuna campagna di ‟pubblicità-progresso”, nessuna serie di spot per mettere in guardia le mogli dai loro mariti, le donne dai loro conviventi. Mentre al contrario ci iniettano fleboclisi d'insicurezza: ogni istante ci ripetono che la città è pericolosa (ma anche le ville isolate del nord non sono poi così tranquille), ci spiegano che la criminalità è in aumento. Tutti siamo certi al 100% di vivere in una società molto più minacciosa e violenta di venti anni fa. Ebbene, ci sbagliamo: l'indicatore principale della violenza è il tasso di omicidi. Nel 1991 furono uccisi 1.901 italiani con un tasso di 3 omicidi ogni 100.000 abitanti. L'anno scorso gli omicidi sono stati solo 621, uno ogni 100.000 abitanti, un terzo di 16 anni fa! Ma la cosa più stupefacente, è che se si guardano le statistiche di un secolo fa, ebbene allora il tasso di omicidi era 10 volte tanto! Uscire di casa era infinitamente più pericoloso.
Allora come succede che la violenza reale sia diminuita, mentre la percezione della violenza è cresciuta? In gran parte è dovuto alla diffusione di radio e tv: nel 1910 un omicidio in un paesetto lucano o una strage negli Stati uniti venivano riferiti solo da una notizia di giornale e con ritardo. Ora l'eccidio più remoto ci arriva in diretta, entra nella nostra casa: ceniamo con i cadaveri sul piccolo schermo, ci svegliamo con corpi inceneriti, teste mozzate. Viviamo in un film dell'orrore e la società ci pare un horror essa stessa.
Ma la deriva sanguinosa dei media non è innocente, né ineluttabile: la demagogia fa di tutto per attizzare l'ansia ‟securitaria”. Ovunque al mondo la politica di destra (a volte il fascismo) sobilla le peggiori paure dei propri elettori, come hanno fatto Bush negli Usa, Sarkozy in Francia e i leghisti in Padania, ovunque invocando ricette di ‟legge e ordine”: più repressione, più controlli sugli immigrati, più discriminazioni, ‟tolleranza zero” (cioè intolleranza infinita), che di fatto alimentano la violenza in una spirale di barbarie. Nessuno di questi accorati paladini della nostra incolumità si sogna però di porre un freno allo scempio che avviene al riparo delle mura domestiche, da cui la donna esce dicendo ai vicini che è ‟scivolata per le scale”.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …

La cattura

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di Salvo Palazzolo, Maurizio de Lucia