Marco D'Eramo: Rapina con scatto. Per telefono

08 Ottobre 2007
La rapina a banca armata del millennio è sotto gli occhi, anzi sotto gli orecchi di tutti, e nessuno ne parla. Una fetta crescente del nostro reddito finisce in un bene immateriale che non esige di lavoro e quindi non crea posti: è il tempo telefonico sui nostri cellulari. Non perché le tariffe sono esose, ma per la loro struttura basata ancora sugli ‟scatti” o minuti. Questa struttura fu varata quando il telefono correva sui fili di rame e la chiamata di uno impediva quella di un altro, perché ‟occupava” filo e centralina. Oggi invece, con i ripetitori e i satelliti, la disponibilità di linee non ha limiti e nessuno ‟occupa”: è uguale se telefoni o meno, stai in linea un secondo o due ore. L'unico parallelo è con la tv o la banda larga Internet: non importa se sei in linea per un secondo o per 24 ore al dì. Infatti la tv ha un canone e Internet una flat rate. Tanto più che, una volta piazzati i ripetitori e affittati i satelliti, le compagnie telefoniche, non devono fare altro, se non manutenzione. Un alto dirigente del settore mi ha detto che per garantire gli investimenti, un canone ragionevole al cellulare sarebbe di 10 euro al mese. Anche il triplo di questa cifra (garantendo quindi lautissimi profitti) allevierebbe assai i portafogli degli italiani. Non dico che il governo dovrebbe calmierare le tariffe. Dico che dovrebbe imporre alle compagnie una flat rate: qualcosa di simile già avviene negli Usa, dove l'abbonamento normale include un numero spropositato di minuti mensili gratis. Non si tratta solo di abolire una rendita ingiustificata, una vera e propria rapina. Ma di rilanciare la nostra economia: i soldi risparmiati sul tempo telefonico finirebbero nell'acquisto di merci materiali che abbisognano di lavoro vero e quindi creano posti. E per una volta il governo di centrosinistra varerebbe una misura popolare che susciterebbe l'appoggio incondizionato dei giovani: in fondo Life is now.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …