Marco D'Eramo: Mormoni. Una caccia fino all'ultimo antenato

31 Ottobre 2007
Il sagrato davanti al Tempio è tutto un susseguirsi di giovani sposi appena usciti dalla cerimonia nuziale, in posa per le fotografie nel cielo terso di questa assolata mattina autunnale. Le spose sono tutte vestite di bianco, tutte bionde, e gli sposi portano, per lo più impacciati, un abito da cerimonia. Poi tutta la famiglia allargata si riunisce sugli scalini per la foto di gruppo.
La somiglianza con tutti gli altri matrimoni in tutto il resto del mondo è però ingannatrice. Il Tempio di Salt Lake City è il più sacro per i mormoni perché questa città è Zion (cioè Sion), là dove su terra si realizzerà il regno dei cieli. E il matrimonio celebrato nel Tempio è diverso da tutte le nozze officiate altrove, perché è un ‟matrimonio celeste” che lega gli sposi per tutta l'eternità. Perché per i mormoni in paradiso ci si va non individualmente, ma a tariffa familiare: il paradiso è abitato da clan familiari, non da singole anime. Quella foto di gruppo è la foto di un'eternità. Se già la prospettiva che il matrimonio sia indissolubile in questa breve vita incombe come una minaccia insostenibile, immaginiamoci un tête-à-tête che dura nell'abisso del tempo. Ma per quanto in paradiso ci si vada in gruppi familiari, i mormoni sono esseri umani come tutti gli altri e quindi anche i loro matrimoni falliscono. Vari studi hanno dimostrato che il tasso di divorzio tra i mormoni è uguale a alla media degli altri americani (26% degli sposati hanno divorziato almeno una volta). La differenza è che qui la rottura deve essere molto più penosa, vista l'eternità delle aspettative che erano state poste nel vincolo. E infatti pare che quando a sposarsi sono due mormoni, e non un/a mormone con una/un gentile, il tasso di divorzio si riduca esattamente della metà. Quindi si può dire che l'87% dei matrimoni tra mormoni apre la vita a una coabitazione senza fine.
Il matrimonio celeste è una delle tante peculiarità che rendono il mormonismo diverso da tutte le altre religioni cristiane, almeno quanto il cristianesimo è diverso dall'ebraismo: come il cristianesimo ha aggiunto i vangeli all'antico testamento, così la Chiesa dei Santi dell'Ultimo Giorno (Latter Day Saints, Lds) ha aggiunto il Libro di Mormon e, per esempio, non crede nel peccato originale.
Ma se in paradiso ci si va in famiglia, sorge il problema degli antenati che non hanno avuto modo di conoscere il vero verbo. Secondo i mormoni, la giustizia divina non può ammettere che un'anima sia condannata all'inferno solo perché si è incarnata in un tempo e in un luogo in cui non ha avuto modo di conoscere Cristo e di essere battezzata. Deve essere possibile rimediare a questa involontaria, eterna infelicità. A questo scopo la Chiesa Lds ha elaborato un rituale che è forse il più specifico dei mormoni, e cioè il battesimo dei morti. Le anime dei defunti possono essere battezzate: sta ai defunti stessi decidere se accettare o meno questo battesimo.

Il candidato battezza defunti
Lo stesso Mitt Romney, candidato repubblicano alla nomination per le presidenziali dell'anno prossimo, ex governatore del Massachusetts, fondatore di una ditta di private equity con cui ha accumulato un patrimonio di circa 300 milioni di dollari, cioè sagace uomo d'affari e astuto politico, ha ammesso con il settimanale Newsweek di aver battezzato i defunti (‟ma non di recente” ha aggiunto).
Si rimane attoniti di fronte alla compresenza simultanea di un tale sistema di credenze e di un utilitarismo capitalista estremo. D'altronde la Chiesa Lds ha dimostrato in 167 anni di sapere far fruttare benissimo quel 10% del proprio reddito che i suoi fedeli sono tenuti a versarle ogni anno, costruendo un impero di banche, miniere, industrie, giornali,tv, università... E il mormonismo è così intriso di spirito capitalista che per le sue 29.000 congregazioni all'estero si parla di ‟religione in franchising”.
Ma la faccenda non finisce qui, perché al servizio di queste conversioni postume la Chiesa Lds ha messo tutta la propria straordinaria capacità organizzativa e lo spiccato senso pratico che la contraddistingue. Affinché il battesimo dei morti non lasci indietro nessuno, non può essere trascurata nessuna anima passata, presente e futura. Il primo compito dei mormoni è quindi di far risalire le genealogie il più indietro possibile, per documentare ogni singola anima che si sia mai incarnata sulla terra. Sembra un missione immane e impossibile, eppure è proprio per portarla a termine che la Chiesa Lds fondò nel 1894 la Genealogical Society of Utah (Gsu), oggi nota come il Family History Department. All'inizio la ricerca genealogica avvenne con metodi tradizionali, con i membri della chiesa che copiavano gli archivi parrocchiali e le lapidi dei cimiteri. I missionari in giro per il mondo copiavano gli archivi locali, o se li facevano spedire. Però nel 1938 la Gsu comprò la sua prima macchina fotografica e l'archiviazione cominciò ad avvenire per microfilm, il che permise di lanciare uno dei più ambiziosi programmi della storia. All'inizio, dopo la Seconda guerra mondiale, l'attenzione si concentrò soprattutto sugli Stati uniti. Per esempio nello stato di New York furono copiate 50.000 pagine di storie di famiglia, mentre in North Carolina furono riportate le schede genealogiche complete di 83 contee.
Poi la ricerca si estese. Negli anni '50 fu microfilmata una parte degli archivi messicani. A volte furono gli stessi stati che chiesero ai mormoni di microfilmare i propri archivi nazionali per poterli meglio conservare: durante la rivoluzione del 1956 l'Ungheria ricorse ai mormoni per poter salvare i propri archivi dalla distruzione, e più tardi lo stesso fece la Polonia (ambedue stati comunisti, si noti, dove l'ateismo era dottrina di stato). Negli anni '70 lo stato del Missouri chiese alla Chiesa Lds di microfilmare 17 milioni di pagine di archivi statali.
Nel 1959 l'immagazzinamento cominciò a diventare un problema. Allora si iniziarono a scavare 6 enormi gallerie nel granito delle montagne del Little Cottonwood Canyon, a 40 km da Salt Lake City, e nel 1963 furono inaugurati i Granite Mountain Record Vaults, abbastanza spaziosi da poter contenere l'equivalente di 25 milioni di volumi. Secondo il sito della Family History Library, la biblioteca include 2,4 milioni di registrazioni genealogiche, 742.000 microfiches, 310.000 libri, 4.500 periodici. Il database Ancestral File, contiene più di 36 milioni di nomi collegati in famiglie. L'Indice genealogico internazionale registra 725 milioni di nomi. Complessivamente il database contiene più di 2 miliardi di nomi, la maggior parte vissuta prima del 1930. In questo momento 200 macchine fotografiche in 45 paesi stanno microfilmando archivi. I mormoni mettono le proprie risorse a disposizione di chiunque voglia fare ricerche sul proprio albero genealogico.

L'ossessione genealogica
Questa paranoia genealogica incontra una delle attitudini più profonde della civiltà americana. Questo popolo di emigrati sradicati è alla costante ricerca delle proprie radici. Eric Hobsbawm dice che gli americani hanno ‟una sfrenata passione per la genealogia” e fa risalire questa passione ai primi anni '90 del XIX secolo, per le famiglie che volevano stabilire la propria purezza wasp (white anglo-saxon protestant) di fronte all'ondata di immigrati dall'Europa meridionale e orientale. Come si vede, proprio gli stessi anni in cui i mormoni fondavano la Gsu.
Attraverso la strana credenza del matrimonio celeste, e il rito del battesimo dei defunti, il mormonismo si delinea quindi sempre più come una religione americana per eccellenza, qui per l'ossessione genealogica e per il perseguire con sagacia imprenditoriale una missione dovuta a una credenza fondamentalista. Immaginate quante risorse, energie e denaro sono stati riversati in questa ricerca del Graal genealogico. Il dipartimento ha aperto in tutto il mondo 4.000 filiali della Biblioteca di Storia Familiare. Proprio in questo momento la Chiesa Lds sta cercando 10.000 volontari bilingui (inglese e spagnolo o inglese e e portoghese) per archiviare tutti i dati dell'America latina, con il censimento completo del 1930 in Messico come primo obiettivo. 10.000 volontari sono un'enormità!
Ma questa ossessione non è sempre innocua. Nell'agosto del 2000 Libération faceva la sua copertina con il titolo ‟Nos ancêtres les mormons” (che richiama l'espressione di Asterix, ‟nos ancêtres les gaulois”), perché proprio allora lo stato francese voleva rescindere un accordo firmato nel 1987 in cui concedeva alla Chiesa dei santi dell'Ultimo Giorno il diritto di fotografare gli archivi nazionali su più di 100 anni, in cambio di una copia di questi microfilm. Ma poi, con Internet, i dati di questi archivi sono stati utilizzati liberamente per battezzare i defunti: da qui la volontà di rescissione da parte dello stato francese per difendere i diritti di privacy anche dei morti.
Addirittura nel 1994 suscitò un finimondo la notizia che i mormoni stavano battezzando le vittime dell'Olocausto, quando uno dei 613 comandamenti impartiti da Geova a Mosè sul monte Sinai vieta di tentare di contattare i morti. Le organizzazioni ebraiche protestarono con tale veemenza da costringere nel 1995 la chiesa mormone a vietare il battesimo di queste vittime dell'Olocausto e a rimuovere migliaia di nomi dall'indice dei defunti battezzati, ma sembra che tra alcuni fondamentalisti mormoni continui questa pratica, come quella della poligamia (sembra che oggi esistano 21.000 famiglie poligamiche). Per altro pare che abbiamo battezzato anche Afdolf Hitler.
È perciò con una certa apprensione che mi accingo a visitare la sede centrale della Biblioteca di Storia Familiare, proprio di fronte al Tempio, e accanto alla Zion Bank. Mentre mi aggiro incerto tra i computer, gentili, e insistenti, hostess vogliono guidarmi alla ricerca del mio albero genealogico. Mi viene un senso di oppressione e ammetto di essere fuggito prima che mi accalappiassero, nel timore di lasciar qualche traccia della mia famiglia nei loro computer e ritrovarmi così la bisnonna mormone.
(3-continua)

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …