Marco D'Eramo: Primarie 2008. L'Iowa sognato da 2500 inviati

11 Gennaio 2008
Ben 2.500 giornalisti da tutto il mondo sono in Iowa in questo momento: un giornalista ogni 60-70 partecipanti alle primarie. Atterrano all'aeroporto di Des Moines direttamente dai loro uffici a New York, Washington, Los Angeles; scrivono pezzi folkloristici sui «porcari», sui contadini, e poi se ne tornano indietro il prima possibile. Non parlano con la gente del posto. Non girano nello Iowa profondo, tra il Missouri e il Mississippi, tra colline ondulate e strade a griglia rigidamente rettangolare, in quei paesetti dai nomi struggenti, intrisi di una commovente speranza, come Promise City, Bethlem, Liberty, Libertyville, New Liberty, Lost Nation, New Providence... E neanche si degnano di consultare l'annuario statistico. Scoprirebbero con loro grande sorpresa che, su 3 milioni di abitanti, e 1,6 milioni di occupati, meno del 4%, cioè solo 70.000 persone lavorano nel settore primario (agricoltura, allevamento, estrazione mineraria pesca e caccia). E che in questo «stato agricolo» il 70% degli occupati lavora nel terziario, e che in questo stato di «farmers», ci sono oggi solo 80.000 fattorie.
Questi inviati da Hilton e da Marriott nulla sanno delle trasformazioni incredibili che hanno subito gli stati della Corn Belt (la cinta del mais,) Iowa appunto, Nebraska, Kansas che sono i fornitori mondiali di mais. Negli Usa si parla di parecchie Belts: c'è una Sun Belt (cinta del sole), e cioè gli stati del sud; una Snow Belt (cinta della neve), gli stati del nord; una Rust Belt (cinta della ruggine), gli stati di prima industrializzazione ormai deindustrializzati.
Chi cerca il colore, vede nell'Iowa di oggi il discendente diretto dello stato che dette i natali prima a Buffalo Bill e poi a John Wayne, la terra degli emigrati scandinavi e tedeschi, la nuova Betlemme appunto dei puritani europei. Dimentica che si trova in uno stato sede di grandi industrie, come Rockwell & Collins di aviazione e avionica, Quaker Oak (cornflakes), Maytag (appena assorbita dalla Whirlpool), Hni, il secondo produttore al mondo di arredamento di ufficio; grandi catene commerciali come Hy-Vee, Von Maur, Casey's General Store e Kum & Go; colossi nel campo della finanza come Principal Financial Group, leader mondiale nel fornire servizi finanziari. E naturalmente le grandi industrie agro-alimentari, a partire dal meat packing (letteralmente «confezione della carne»), visto che in Iowa ci sono a ogni momento 18 milioni di suini e vengono macellati ogni anno 33 milioni di suini.

La rivoluzione agricola
Alle recenti fortune agricole di questo stato hanno contribuito i sussidi per la produzione di etanolo come carburante (il 75% della benzina venduta in Iowa contiene etanolo) verso cui s'incanala una piccola parte della sua straordinaria produzione di mais (700 milioni di ettolitri: il mais viene calcolato in capacità, non in peso). Insomma una struttura più simile a quella dell'Olanda (anch'essa grande nazione di suini), che a un immaginario arretrato paesaggio rurale. Altrimenti non si spiegherebbe come mai lo Iowa manda a Washington un senatore e 3 deputati democratici e un senatore e due deputati repubblicani, se è vero che i repubblicani sono fortissimi nelle aree rurali. E tanto meno si spiegherebbe come mai sia il governatore, sia il parlamentino dello stato sono saldamente in mano democratica.
Chi cerca nello Iowa il «c'era una volta l'America», difficilmente lo troverà, perché su quell'America perduta sono passate parecchie rivoluzioni. La rivoluzione agricola che ha tecnologizzato le coltivazioni a tal punto da richiedere una irrisoria quantità di mano d'opera per ottenere uno spropositato ammontare di raccolti. Chi non è stato nel Mid West durante la stagione dei lavori agricoli non può immaginare la dimensione dei macchinari usati, mietitrebbiatrici alte come palazzi di sette piani, irroratrici e innaffiatici con ali di ugelli che si proiettano per chilometri dalla fusoliera centrale, trattori mastodontici i cui quadri di comando rivaleggiano con quelli dei jet da combattimento.

I centri commerciali
Tutta quest'innovazione ha dapprima spopolato le campagne, poi ha rovinato negli anni '80 parecchi farmers che si erano indebitati fino al collo per acquistare i nuovi macchinari (fu quel che provocò in quelli anni la drammatica crisi delle casse rurali statunitensi). Questi due fattori hanno drasticamente ridotto il numero dei contadini in Iowa. A quel punto è intervenuta la rivoluzione dei centri commerciali. Il bacino di utenza di un grande centro commerciale deve essere superiore ai 200.000 clienti. In uno stato con tre milioni di abitanti, possono sopravvivere solo 15 centri commerciali su una superficie di 145.000 kmq, circa mezza Italia. I centri commerciali hanno determinato la chiusura dei negozietti nei paesi. Una volta chiusi i negozi, in questi paesi hanno chiuso i cinema, poi anche la scuola media che ha subito un processo di accorpamento. E la sala della high school è il centro della vita del paese: feste del sabato sera, riunioni, conferenze, concerti.
Chiusi i negozi, i cinema e la high school, ognuno di questi paesetti ha cominciato a morire, come Gravity che ho visitato anni fa e che somiglia a un città fantasma di un film di Sergio Leone, solo che non è stata abbandonata da cercatori d'oro di metà '800, ma da contadini degli anni '70: ancora nel 1960 Gravity aveva tre cinema, bar, caffè, 6.000 abitanti. Oggi gli abitanti sono 208 sparsi per la campagna; e nel paesetto le case vanno in rovina, le serrande cigolano al vento, i pali arrugginiscono. Quando ci sono stato, una scritta diceva appassionata «Gravity non deve morire». L'antica struttura sociale della community si è dissolta, e con essa la sua cultura, il suo tessuto di rapporti umani.

Via dalla campagna
I giovani si trasferiscono in città o in altri stati (il flusso migratorio netto con gli Stati uniti è negativo), e il loro esodo è solo in parte compensato dall'arrivo di anziani che trovano case a buon mercato, proprio a causa della fuga dalle campagne: una casetta unifamiliare abitata dal suo proprietario ha un valore mediano di 88.000 dollari in Iowa, contro i 112.000 di media Usa. Ma in posti come Gravity il valore mediano di una casa unifamiliare è addirittura di 26.000 dollari (dopo anni di bolla immobiliare!). Così i sopra 65 anni sono il 14,7% della popolazione in Iowa, contro il 12,4% negli Usa. Insieme ai vecchi arrivano i/le badanti ispanici/che e altri immigrati che riempiono i posti di lavoro lasciati vacanti dagli iowani migrati altrove. E per la prima volta in questo stato a stragrande maggioranza bianca il tema dell'immigrazione è diventato importante per la campagna 2008. Così, a partecipare domani alle primarie non saranno immaginari porcari con il pick-up incrostato di ghiacciate feci suine, come ha scritto un inviato italiano, ma vecchi pensionati cittadini trasferitisi in campagna o giovani lavoratori in industrie di punta e in settori finanziari avanzati, alla faccia delle cartoline dallo Iowa.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …