Marco D'Eramo: Primarie USA 2008. Candidato repubblicano cercasi disperatamente

17 Gennaio 2008
Con il Michigan, nelle tre primarie repubblicane che si sono tenute finora, hanno vinto tre candidati diversi: in Iowa il 3 gennaio trionfò il rockettaro predicatore battista, ed ex governatore dell'Arkansas, Mike Huckabee; l'8 gennaio in New Hampshire segnò la riscossa del senatore dell'Arizona, ed ex prigioniero di guerra in Vietnam, John McCain. Mercoledì in Michigan ha vinto per distacco (col 38,9 %) il mormone ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney.
Dopo i deludenti secondi posti ottenuti nelle due precedenti primarie, in cui pure aveva pesantemente investito in denaro e in sforzo propagandistico, per Romney lo stato dell'automobile rappresentava la penultima spiaggia. Un fallimento anche qui l'avrebbe costretto al ritiro. Invece ora ha almeno un'altra chance.
Bruciante invece il risultato per McCain (29,7 %) che qui non è riuscito ad attirare alle urne quegli elettori registrati come indipendenti che gli avevano assicurato la vittoria in New Hampshire. Ancora più delusi il fanatico ammiratore del Texas Ranger Chuck Norris, Huckabee, che ha ottenuto il 16,1 % e l'ultralibertario Ron Paul (6,3 %). Tutti hanno promesso che daranno battaglia già sabato in South Carolina (in cui democratici terranno invece le primarie il 26 gennaio) e soprattutto il 29 in Florida dove l'ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, ha promesso il gran rientro dopo essere praticamente scomparso dai media per un mese.
La verità è che il Grand Old Party (Gop) non ha un candidato credibile per le presidenziali che si terranno a novembre. Tuttto è ancora per aria e il sindaco di New York, Michael Bloomberg, continua a sfogliare la margherita "mi candido non mi candido". Si profila una situazione in cui può persino avvenire che a settembre la Convention nazionale tiri fuori dal cappello un candidato completamente nuovo. Nel frattempo tutti fanno finta di aspettare con ansia il "supermartedì" del 5 febbraio, quando 22 stati, tra cui i più popolosi, terranno le loro primarie e i giochi ufficiali saranno praticamente fatti.
Va detto che le primarie in Michigan avevano una loro interessante specificità. Intanto perché, con la recessione alle porte, il tema dell'economia ha dominato ed è illuminante la cartina delle referenze che mostra come Romney abbia trionfato in tutti i distretti legati all'industria dell'auto, da Detroit a Flint, passando per Pontiac. Ma il Michigan è anche lo stato di cui il padre di Romney era stato governatore (e in cui prima era stato presidente amministratore delegato dell'American Motors Corporation). E' curioso che 41 anni fa, il padre di Mitt, George, si candidasse alla nomination repubblicana, anche con una certa possibilità di successo. Ma ogni sua prospettiva fu spazzata via da un atto di coraggio di George Romney: quando scoppiarono i tumulti di Detroit (1967), disse apertamente in un'intervista di aver cambiato idea sulla guerra: "Quando sono tornato dal viaggio in Vietnam (1965) ero appena stato sottoposto al più totale lavaggio del cervello che si possa subire". Questa nuova posizione tolse a George Romney ogni credibilità presso l'apparato repubblicano.
Il figlio Mitt è stato tanto segnato da questa sconfitta paterna che da allora si è giurato di non assumere in nessun caso e per nessuna ragione una posizione impopolare. Atteggiamento che gli fa cambire idea a ogni momento e che lo ha fatto bollare come spregiudicato opportunista. Il padre perse per la coerenza, il figlio per la volubilità.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …