Marco D'Eramo: Le figurine della politica

11 Marzo 2008
Nei presepi napoletani di Via San Gregorio Armeno ogni condizione umana è sempre raffigurata da una sola statuina: la giovane con l'anfora sulle spalle che torna dalla fonte, il pastore con il piffero, il fabbro davanti all'incudine, la massaia alacre al lavatoio. Nelle liste di candidature, la cui presentazione si è conclusa ieri, il parlamento che uscirà dal voto del 13 aprile si configura già come presepio postmoderno, di cui ogni deputato è statuina.
Ecco lì a sinistra ‟la Giovane”; più in alto ‟il Manager”; in fondo ‟l'Operaio” accanto al ‟Generale”; nel Transatlantico ‟il Tassista”, mentre ‟il Trentenne” uscito da una pubblicità antiforfora discute alla buvette con ‟lo Scienziato” telegenico prestato alla cosa pubblica (esempi non immaginari). C'è sempre da dubitare quando le categorie umane si trasformano in singolare maiuscolo. Fa paura quando gli ebrei diventano l'Ebreo, le donne la Donna. È una visione da Commedia dell'Arte: il giovin signore, la servetta, la locandiera e il figaro. Un'idea cristallizzata, stereotipata della società, come se ogni dirigente politico vedesse ciò che lo circonda solo attraverso i luoghi comuni di cui è vittima. A lungo andare, una concezione deleteria del mondo, perché lo riduce alla statica di un tableau vivant, e si preclude di percepirne la dinamica, i mutamenti. Ancora più deleteria è l'idea soggiacente di politica. Queste candidature di ‟esponenti della società civile” si presentano come una risposta all'antipolitica, alle accuse di casta. Deputati non saranno più politici, ma italiani qualunque, il cui anonimato è garanzia di genuinità: ‟cittadini veraci”.
In realtà questo metodo di candidatura è l'operazione più eversiva messa in atto negli ultimi anni perché scippa ogni residua sovranità al popolo sovrano. Cosa faranno in parlamento queste figure se non appunto le belle statuine? Come oseranno ribellarsi a decisioni prese altrove? La Giovane si opporrà al leader che l'ha proiettata alla ribalta? E l'onorevole Operaio dirà no a chi lo ha sottratto all'indigenza di fabbrica? Non è neanche una riedizione del corporativismo: lì erano le Corporazioni a scegliere esponenti che dovevano promuoverne gli interessi. Ma quali interessi esprime la giovane cooptata come capolista solo per la sua età e per non aver mai fatto politica? È il più subdolo, buonista attacco alla democrazia rappresentativa mai visto, un'operazione letteralmente extraparlamentare, perché il parlamento vi si riduce a raccolta di figurine da incollare in un album Panini di nuovo tipo: non più calciatori ma deputati. Pare già di vederli i leader dei partiti scambiarsele scartando i doppioni: ‟Ce l'ho; ce l'ho; mi manca”.
Per dirla tutta, è perversa l'idea che per fare una politica favorevole a un certo segmento sociale, bisogna inviare al parlamento un prototipo di quel segmento. Come la mettiamo coi bambini? Come si fa a fare una politica a favore dell'infanzia senza pueri a Montecitorio? Solo un anacronistico limite di età della nostra anacronistica costituzione vieta di candidare pupetti. Quanto sarebbero più efficaci manifesti e spot! Non più il candidato che abbraccia un bimbo, ma un candidato in braccio al leader. E poi, a elezioni avvenute, immaginate che bello: parlamentari con treccine e boccoli, da far sbavare un pedofilo. Infine deputate col biberon, senatori col ciuccio.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …