Frediano Sessi: Hugo Claus. Amava l'arte come ribellione contro le ingiustizie sociali.

20 Marzo 2008
Lo scrittore belga Hugo Claus aveva deciso di morire chiedendo di poter scegliere lui stesso il momento della sua morte. A partire dal 1950 ha pubblicato un gran numero di opere di vario genere: pièce teatrali, poesie, romanzi e racconti. Come pittore, tra il 1948 e il 1950 ha fatto parte del movimento Cobra (con il quale si propose un ritorno alla spontaneità creatrice) insieme a Bury e a Alechinsky. Nella sua grande e varia attività artistica è stato anche regista.
Spesso nei suoi scritti ha cercato di evocare l'ingiustizia sociale, le relazioni famigliari soffocanti e violente, la repressione cattolica in terra di Fiandra, lanciando una sorta di grido d'allarme contro tutti coloro che vivono di puro narcisismo e dimenticando la responsabilità civile nei confronti di quella parte di popolazione che soffre. In una intervista rilasciata nel marzo del 2003, al salone del libro di Parigi, aveva dichiarato: ‟Non possiamo accettare il mondo così come è, l’ingiustizia della cose”. Per lui era necessario ribellarsi alla convenzioni sociali e ai falsi valori per potetsi considerare vivi e vitali, e spesso i suoi racconti e romanzi sono percorsi da una feroce critica al trascorrere quotidiano della vita e all'organizzazione della società, espressa anche attraverso l'iro~nia, o il gioco inquietante dei personaggi che si muovono tra realtà e allucinazione, sogno e veglia.
Più volte segnalato per il Premio Nobel per la letteratura, Claus ha raggiunto l'apice della sua opera letteraria con il romanzo La sofferenza del Belgio (ed. italiana Feltrinelli 1999) che per temi e forme espressive si inserisce a buon diritto nella maggiore letteratura europea della crisi (da Musil a Kafka, da Broch a Walser). Romanzo di formazione e insieme storia di una ribellione disperata, a tratti cinico e crudo nel racconto della giovane vita del protagonista, Louis Seynaeve, questo affresco del Belgio nel corso della Seconda guerra mondiale, denuncia le responsabilità morali (se non materiali e dirette) di una intera generazione (non solo del suo Paese) nei confronti dei crimini commessi dal nazismo. E il trionfo della corruzione, dell'ambiguità morale e politica e di una sorta di sonno della ragione, non gli impedisce mai di fare sentire quel giusto senso di dolore che prova colui che sa di dover lottare per intraprendere una strada diversa e più giusta, sulla quale ciascun essere umano può incamminarsi senza provare nel fondo di se stesso vergogna e angoscia.
Vincitore del premio Nonino nel 2000 e insignito di molti altri premi letterari (tra cui il premio Pasolini nel 1997) ha sempre mantenuto relazioni conflittuali con il suo paese d'origine, minacciando spesso di abbandonarlo. Tra le sue molte opere, in italiano sono tradotte, oltre a La sofferenza del Belgio, il capolavoro di ironia Corrono voci (Feltrinelli 2006); e la raccolta di poesie Le tracce (Crocetti 2001).

Hugo Claus

Hugo Claus (1929-2008), autore belga di lingua neerlandese, ha pubblicato romanzi, opere teatrali (una gli procurò una condanna alla prigione nel 1968 per aver messo in scena tre uomini nudi) …