Marco Zatterin: Hugo Claus, eutanasia d’uno scrittore

20 Marzo 2008
Piangono insieme, per una volta, valloni e fiamminghi, si riscoprono uniti nella Sofferenza del Belgio in cui aveva trovato la ragione d’essere l'opera più celebre del loro più grande artista dell'ultimo secolo. Hugo Claus, romanziere, pittore, poeta, drammaturgo, più volte candidato al Nobel, è morto ieri in un ospedale di Anversa ed è stato lui a scegliere di andarsene. Aveva 78 anni e da tempo soffriva di Alzheimer. Il male lo aveva corrotto, sentiva di non poter vivere con la dignità a cui aveva sempre ambito. Ha chiesto di farla finita e i medici glielo hanno concesso, come prevede la legge per i casi di malattie incurabili dagli ‟effetti costanti e insopportabili”. Un saluto e via, verso quello che per lui, da sempre imbevuto di anticlericalismo, non poteva che presentarsi come il mistero della vita dopo la vita.
‟Era un uomo universale” ha commentato a caldo Jef Geeraerts, altra penna nobile delle Fiandre, d'un anno più giovane del vecchio amico Hugo. ‟Un fiammingo francofono” era come si presentava Claus, non senza gusto della provocazione. Aveva vissuto lungamente all'estero, ma non aveva mai voluto rinunciare alle proprie radici linguistiche e culturali. Per questo scriveva in nederlandese, la sua lingua madre, pur rifuggendo con caparbietà dalle tentazioni politiche del separatismo. Sebbene legato alla sua nazione, non avrebbe mai accettato, come molti propongono con energia sempre maggiore, una divisione del Belgio. Tanto che ancora nel settembre scorso aveva firmato, con altri 400 intellettuali, un appello contro la scissione del ‟paese piatto”.
Figlio di un tipografo, Claus era nato a Bruges il 5 aprile 1929. Dagli algidi canali della Venezia del Nord s'era però allontanato presto, per trovare rifugio a Parigi, dove lo aveva accolto come un figlio Antonin Artaud, scrittore marsigliese, l'esploratore del ‟Teatro della crudeltà”. Con lui condivideva la rabbia verso il mondo e la passione per l'avanguardia che lo porterà, nell'immediato dopoguerra, ad aderire al movimento Cobra, pietra miliare dell'espressionismo astratto. Ha avuto tre mogli. La seconda è stata l’attrice Silvia Krystel, interprete di Emmanuelle. La sposò a Bangkok negli anni Settanta e da lei ha avuto un figlio nel 1975.
Artista versatile e aperto ad ogni sollecitazione, Claus arriva negli anni Cinquanta in Italia, stregato dal cinema neorealista. E' allora che sviluppa a fondo il suo amore-odio per la società fiamminga che accusa di essere provinciale e tradizionalista. Così decide di mettere la penna al servizio dì una esperienza alternativa, nel racconto di una terra che lo stregava con le sue antiche virtù e lo infastidiva con una ricorrente mediocrità. Impiegherà trent'anni per fermare questo stato d'animo in Het verdriet van België, La sofferenza del Belgio, il lavoro più conosciuto (1983), punto di arrivo di una carriera ricca di sorprese.
Con una scrittura acida e al contempo delicata Claus si è impegnato a denudare conformismo e convenzioni. La sua personalità veemente trovava l'apice nel rapporto con la religione, erede com'era di una fanciullezza passata in un istituto di preti. Non esitò mai a sfidare il Verbo e a pagarne il prezzo, come accadde nel 1969, quando la Corte d'appello di Gent lo condannò a quattro mesi di reclusione per aver messo in scena una Trinità senza veli. Usava un linguaggio corrosivo e, per questo, si spese in più occasioni a dire che la pittura fosse in fondo meglio della narrativa, terreno più libero ‟perché dominato dalla ragione”.
L'ultima provocazione è nella ‟morte dolce”. L'eutanasia in Belgio è consentita dal 2002, secondo paese al mondo ad imboccare questa strada dopo l'Olanda. La legge prevede che il paziente debba essere ‟in possesso di piene capacità e cosciente” e presenti la richiesta in modo ‟volontario, ponderato e ripetuto”. I medici devono riconoscere una ‟patologia grave e incurabile”, nonché ‟una sofferenza fisica costante e insopportabile”.
Il decesso assistito viene valutato post mortem da una apposita Commissione federale che stabilisce se esso è avvenuto nel rispetto del quadro normativo. Fra Vallonia e Fiandre non è pratica frequente, nel 2007 i casi sono stati 495, lo 0,5 per cento del totale dei decessi. Le statistiche rivelano che l'80% dei casi riguarda i fiamminghi: dato che si spiega con una minore adesione al cattolicesimo. Consapevole di questo, per il vecchio Claus deve essere stata l'ultima ribellione. Odiava la Chiesa con la stessa foga con cui cercava l'assoluto. Con una iniezione letale ha sublimato un'intera esistenza e scatenato l'ennesima polemica.

Hugo Claus

Hugo Claus (1929-2008), autore belga di lingua neerlandese, ha pubblicato romanzi, opere teatrali (una gli procurò una condanna alla prigione nel 1968 per aver messo in scena tre uomini nudi) …