Marco D'Eramo: Capitalismo da cani

03 Luglio 2008
L'uomo è il miglior amico del cane, ma il peggior nemico di se stesso, almeno a stare alla notizia che ci giunge dagli Stati uniti d'America sulle ultime volontà della signora Leona Helmsley, morta l'anno scorso alla bella età di ottantasette anni.
Secondo indiscrezioni di ieri, la miliardaria ha lasciato ben undici milioni di dollari al suo cane Trouble (‟Guaio”): ma è solo una briciola rispetto a quel che la magnate degli alberghi ha devoluto alla caninità in quanto specie, o essenza.
In una direttiva precisa Leona Helmsley ha infatti affidato una sola e esclusiva missione alla sua fondazione - valutata da cinque a otto miliardi di dollari: la cura e il benessere dei cani.
Secondo i dati del 2005, ultimo anno in cui le statistiche internazionali sono comparabili, cinque miliardi di dollari equivalgono a circa il quadruplo del Prodotto interno lordo (Pil) di un paese come la Somalia (quasi dieci milioni di abitanti), mentre otto miliardi di dollari sono pari al Prodotto interno lordo dell'Albania (3,6 milioni di abitanti) e ammontano solo a poco meno del Prodotto interno lordo della Bolivia (nove miliardi di dollari nel 2005 per nove milioni di abitanti).
Non stiamo parlando di una curiosità (il classico ‟uomo morde cane”), ma di un evento che attiene alla macroeconomia: infatti ha la dimensione, e la tragicità, del destino di milioni e milioni di umani.
È una stravaganza, certo, ma nel nostro sistema, il capitalismo di mercato, questa stravaganza non solo è possibile (che una persona accumuli in una vita una tale fortuna), ma è lecita (ognuno dispone come vuole delle sue proprietà), e è anche moralmente legittima. Questa destinazione d'uso di cinque-otto miliardi di dollari è un esempio perfetto della ‟razionalità del mercato”, anzi ‟dei mercati” (al plurale), secondo la civettuola espressione alla moda.
Viene da mettersi a fantasticare con quel che si potrebbe fare con cinque-otto miliardi di dollari, cifra all'ingrosso pari al ‟tesoretto” su cui la sinistra italiana si è giocata a maggio la sconfitta, o in grado di salvare tre o quattro volte la decotta Alitalia.
C'è persino da felicitarsi della scelta della signora Helmsley: immaginate se invece si fosse affezionata alle tarantole, o alle iguane.
Ironie a parte, il lascito dell'ineffabile Leona dovrà essere citato ogni volta che qualcuno pone a noi e al nostro giornale, la domanda: ‟Ma perché diavolo siete anticapitalisti?” Perché siamo contro un mondo, un sistema, che rende possibile e legittimo un tale sfregio verso l'umanità.
Dietro questi otto miliardi di dollari (13 mila miliardi delle vecchie lire) c'è un mandare al diavolo tutti noi bipedi spellicciati per interposti quadrupedi caudati. C'è un ‟diseredare” la specie umana. Non a caso la prima versione di questa dichiarazione d'intenti della fondazione Hemsley definiva due obiettivi: il primo era l'aiuto per i poveri indigenti, il secondo la cura dei cani. Un anno dopo, il primo obiettivo veniva cancellato e restava solo il secondo. In questa revisione testamentaria è racchiusa tutta la traiettoria del capitalismo di mercato per cui i poveri finiscono per meritare assai meno delle bestie.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …