Caterina Soffici: Uno sciopero di donne invisibili

08 Marzo 2010
E se le donne incrociassero le braccia? Immaginate uno sciopero delle donne invisibili, quelle che ogni giorno fanno andare avanti l’Italia, ma nessuno se ne accorge. Immaginate che decidessero di non eseguire lavori domestici, di cura di bambini e anziani, di disabili e malati. Immaginate che le donne si astenessero insomma da quelle attività non retribuite che svolgono quotidianamente. Ore di lavoro invisibile, che non entra nel Prodotto Interno Lordo, e quindi non è monetizzato né riconosciuto. Se anche gli immigrati hanno manifestato per rivendicare il proprio ruolo nella tenuta delle nostra società, sarebbe interessante vedere quanto velocemente si arriverebbe alla paralisi nazionale senza il lavoro delle donne invisibili. Moderne Lisistrate unitevi, è probabile che il collasso sarebbe immediato. Uno sciopero del genere avrebbe conseguenze più devastanti di qualsiasi altra protesta mai vista in Italia. I disagi provocati dai taxisti? Gli agricoltori contro le quote latte? Le aquile selvagge di Alitalia? I treni fermi sotto Natale? I camalli di Genova? Il caos quando non vanno i mezzi pubblici? Niente al confronto con quello che accadrebbe se le donne non lavorassero più quei milioni di ore che ogni italiana svolge gratis, all’interno della famiglia e della società, per amore, per dedizione o semplicemente perché non può farne a meno, in assenza di servizi o altre persone a cui delegare. Quintali di biancheria sporca si accumulerebbero dentro le lavatrici, i frigoriferi rimarrebbero vuoti e le dispense agonizzanti, si consumerebbero decine di migliaia di cene a base di pizzette surgelate, hamburger e patatine fritte take away (con buona pace di Veronesi e dei nutrizionisti), frotte di bambini sarebbero abbandonati ai servizi sociali. E poi ancora centinaia di migliaia di letti da rifare, camicie non stirate e frigoriferi vuoti, dispense agonizzanti, case invase dai topi e dalle formiche, un esercito di anziani e disabili ricoverati in ospedale. Uno scenario da Day After, dove alla fine i sopravvissuti direbbero: ah, non ci eravamo accorti, ma siete fondamentali. Non ci eravamo accorti che ogni giorno una donna italiana lavora un’ora, venti minuti e mezzo più di un uomo (dati Ocse 2009). Che in un anno fanno 444 ore, ossia 55,5 giornate lavorative di otto ore. In breve, ogni uomo italiano è come se avesse due mesi di ferie in più rispetto a una donna. Neanche in Giappone e in Messico, le donne sono così schiacciate dalle incombenze familiari. Non ce n’eravamo accorti, però adesso vi diciamo almeno grazie. Moderne Lisistrate, niente sciopero del sesso nell’Italia del terzo millennio. Viste le recenti cronache e considerata la ricchezza di fonti di approvvigionamento alternative, lo ‟sciopero delle mogli” pare destinato a sicuro insuccesso. Se nella commedia di Aristofane le donne elleniche si alleano negandosi ai propri uomini per indurli, ottusi guerrieri, a deporre le armi, è probabile che le donne italiane otterrebbero maggiori risultati negando pasta al sugo e calzini rammendati.

Ma le donne no di Caterina Soffici

Libere e padrone del proprio destino: era questa l’idea che le donne italiane avevano di sé. Ma era un’illusione, perché le cose negli ultimi vent’anni sono cambiate profondamente. In peggio. Non solo le donne italiane non hanno più fatto progressi, ma hanno cominciato ad arretrare, svegliandosi ne…