“Era una strana caratteristica dell’amicizia che stava sbocciando che parlassero così poco della loro vita privata”
I primi quattro racconti di questa raccolta sono percorsi da una vena di ironica malinconia per le occasioni mancate e per il trascorrere inesorabile del tempo. In Nona e Tredicesima un musicista di piano-bar sogna ciò che avrebbe potuto essere; in V.O. Versione originale un regista della giuria di un festival dell’horror e del fantasy tentenna tra due rapporti possibili per ripiombare infine nell’inconcludenza di una vita mediocre; in Ai ferri corti una coppia di pensionati vive nella solitudine rassegnata di una casa sul mare alla quale non è riuscita a dare un nome, neppure dopo anni di lunghe discussioni; in Leida una donna racconta la nostalgia a un giovane ammiratore. Le successive tre storie sono in sé compiute ma al contempo costituiscono i frammenti per un’opera di più ampio respiro intitolata Unrest, che delinea la storia di una famiglia borghese nella seconda metà del Ventesimo secolo. In Ivy e le sue sciocchezze l’io narrante è il figlio più piccolo, che a dieci anni, mentre la famiglia allargata è riunita per Natale, vede il fantasma di un uomo assassinato dalla moglie. Infine, Billy Wilder. Diario di un’ossessione, il racconto che chiude la raccolta, evoca la vera passione di Jonathan Coe per un film di Billy Wilder, La vita di Sherlock Holmes, e in particolare per la sua colonna sonora.