Tutta l’opera di James G. Ballard è un’autobiografia segreta. Utilizzando se stesso come lente su cui far convergere i raggi della contemporaneità, Ballard ha costruito una delle mappe più acute dell’immaginario tardomoderno: media landscape e geometrie dell’atrocità, tecnologia e sessualità. Ma ha sempre tenuto nascosta quella lente. Adesso la svela, in questa straordinaria autobiografia. Solo adesso, che si sente vicino alla fine, può raccontare direttamente la sua infanzia a Shanghai, i lunghi anni dell’apprendistato alla vita nel campo di prigionia di Lunghua, la morte prematura e insensata della moglie, la dedizione ai figli. Come ogni autobiografia, neanche questa racconta la ‟verità”, inaccessibile per definizione, ma diventa un’inestimabile chiave di lettura per tutti gli altri suoi libri.