“Il Francese non è affatto francese. Semplicemente, sulle montagne impervie tra Italia e Francia, sa trovare passaggi inviolati, varcare ostacoli insuperati, affrontare pericoli inaspettati. ‘Questo’ francese si chiama Cesare, asso dei passeurs, guide ‘al nero’, che percorrono i più nascosti, inaccessibili sentieri illegali e clandestini delle Alpi occidentali. Solo che tutti, e tutto, hanno una data di scadenza. E la sua, il Francese ormai l’ha raggiunta. Adesso si lascia vivere, assieme alla sua lupa, in una baita all’ultimo confine del mondo.
Forse però il mondo non ha nessun vero confine. E quando, in un torrente al fondo di un baratro, è proprio Cesare a incappare nel cadavere di un uomo abbattuto da due proiettili di fucile, le scelte, in realtà le non-scelte, si restringono di colpo. Perché Fausto, il morto, Cesare lo conosceva.
Mentre l’autorità arriva nella zona assieme a una donna molto, forse troppo determinata, Cesare comprende di dovere trovare la risposta, quanto infame, all’assassinio di Fausto. Al suo fianco si schiera Sergio, il più improbabile degli alleati, un giovane tormentato simultaneamente da un tetro passato e da un incerto futuro.
È questo scenario di vette tanto magiche quanto impietose, di foreste tanto impenetrabili quanto dissacrate, che Davide Longo ambienta Il mangiatore di pietre, spiazzante, travolgente apologo sulla ineluttabilità della condizione umana, perennemente in bilico tra colpa e redenzione, rimorso ed espiazione. Un bilico incerto quanto il più profondo dei baratri.” (Alan D. Altieri)
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