“Davide Longo è tra ‘i più unici’ narratori italiani contemporanei” Alan D. Altieri
“Uomo sbagliato, posto sbagliato, tempo sbagliato.” È questo lo stato d’animo di Pietro, giovane avvocato e tenente nel Regio Esercito Italiano, quando nell’anno di disgrazia 1937 viene spedito in un’Etiopia fresca di conquista, ma tutt’altro che doma. Ad aspettarlo in quella terra sconosciuta e ostile il classico caso giudiziario che nessun avvocato vorrebbe. Sul sergente Prochet, enigmatico comandante dei gruppi esploratori, grava infatti l’accusa di aver tramutato un’incursione in un remoto villaggio nel deserto in un bagno di sangue efferato e bestiale anche per i nuovi coloni italiani. Pietro si troverà così a difendere un uomo che tutti, dai vertici del fascio alle alte sfere dell’Esercito, vogliono morto. Un imputato che non parla, non spiega e non si difende. Un uomo che, con la calma di un antico sacerdote, sembra aver compreso e accettato il sacrificio di sé. Eppure, là tra le sabbie torride, le strade deserte e le celle oscurate dell’ultimo confine del mondo, nulla è come appare. Specie gli occhi e i silenzi di una donna.