“Io so che vivendo di libri e per i libri navigo su una zattera che non affonderà mai”
Una donna: Adele. Una passione prorompente, insopprimibile: i libri, i fantasmi che popolano l’universo della grande letteratura: Emma Bovary, il principe Myškin, il capitano Achab, don Giovanni… Adele brucia come un giovane ceppo in un camino, conversa con i personaggi, li contraddice. Ma non c’è traccia di delirio in questo, semmai una magica capacità di immedesimazione. Siamo negli opachi, anzi rischiosi, anni settanta, in una cittadina dell’entroterra campano dove tutto sembra addormentato. E invece… Adele ha soltanto quattordici anni quando si innamora di Fausto, lettore accanito a sua volta nonché fervido militante del Partito comunista. Amori e divergenze bruciano la loro giovinezza. Finché Adele, inquieta e delusa, abbandona la sua “Macondo” per Napoli, dove si fa “maestra di strada” in uno dei quartieri più degradati della città. Ora Adele vive isolata nell’appartamento ereditato dalla nonna, trasformato in una vera e propria biblioteca pubblica, tra migliaia di libri rari, una sorta di sacrario all’interno del quale lei si muove come una vestale, raffinata e sensuale. Un intenso ritratto di donna, dunque, per mezzo del quale l’orizzonte visionario del romanzo si allarga a dismisura, per accarezzare la domanda sul futuro di quell’ineffabile oggetto dei nostri desideri che si chiama libro.