Costa, tutti i dubbi della Traviata

Costa, tutti i dubbi della Traviata

"Carla Corso " sindacalista delle prostitute, si è commossa fino alle lacrime. E Lella Costa, in camerino, esausta dopo una recita della "Traviata " che sta portando in giro per l’Italia, e che questa sera approderà al Modena di Sampierdarena, ha capito di aver fatto centro, di aver toccato i nervi sempre scoperti di un problema antico come il mondo.
"Eppure non mi sono concessa aggiornamenti arbitrari rispetto al romanzo d’amore ottocentesco " assicura.
Si, ride, anzi si sorride sempre con quest’attrice diplomata all’accademia dei filodrammatici di Milano, dove è nata 51 anni fa, ed esplosa tra i fasti cabarettistici dello Zelig. Ma il lato profondo e riflessivo che il grande pubblico non conosceva, anno dopo anno, ha preso sempre più campo, fino a un Otello riletto come la tragedia di un amore difficile tra una nobildonna e un immigrato, fino a un’"Orazione" recitata in memoria di Ilaria Alpi, la giornalista uccisa in Somalia.
Questa "Traviata" è un mix tra l’opera verdiana e il suo protototipo letterario, "La signora delle amelie"di Dumas.
"Il risultato più evidente dell’ibridazione - dice la protagonista monologante - , è che il personaggio femminile si hiama Margherita, come nel romanzo (e non Violetta) e lui Alfredo come nell’opera. Ma ci sono molti altri punti di fusione".
Al copione ha messo mano lei stessa con il regista Gabriele Vacis, perpetuando un sodalizio che ormai dura dai tempi di "Stanca di guerra" e che l’attrice si augura "duri per sempre".

Maurizio Maggiani: È stata una vertigine di affabulazione

Maurizio Maggiani: È stata una vertigine di affabulazione

Chiusi in casa, chini sulla scrivania, a catturare sensazioni, emozioni, visioni. Così i lettori immaginano gli scrittori. Chi scrive, di solito, è introverso, non ama apparire in pubblico più di tanto, Italo Calvino balbettava quando doveva parlare di sé. Ma non per tutti è così: Maurizio Maggiani è un animale da palcoscenico, ha un talento naturale e un rapporto privilegiato con l'oralità. Tanti genovesi, ben cinquecento a sera, sono accorsi al Duse, per sei lunedì di seguito, a sentirlo parlare. Un successo strepitoso per uno scrittore, se si pensa che cento persone erano costrette a tornarsene a casa. E lui lì, seduto, con le bretelle sopra la camicia bianca, i pantaloni scuri, che parlava dell'anarchia, della storia del nostro paese, della sua famiglia di origine contadina. Il tutto al costo di tre euro.

Gianni Riotta: intervista a Bill Gates

Gianni Riotta: intervista a Bill Gates

E' possibile che sia timidezza? E' possibile che dietro gli occhi azzurri e le lenti da miope, Bill Gates, l’uomo più ricco della nostra generazione, il Creso più opulento della storia, sia rimasto lo studente fuori corso dell’università di Harvard , perplesso, un po' a disagio? Così sembra: non c’è arroganza nelle sue parole, se mai la fatica di questi anni incredibili della rivoluzione informatica, di Internet, dello scontro ciclopico contro il governo degli Stati Uniti, che accusava la sua azienda, Microsoft, di violazione della legge antitrust. E' più rotondo Gates, meglio vestito che negli anni ruggenti, la camicia a scacchi farebbe ancora inorridire il gentleman Marinella di Napoli, ma mette a proprio agio i programmisti software e ha le cifre ricamate sul cuore. Ogni volta che accendete un computer, usate un sistema operativo made in Bill Gates, tranne che non siate un artista ligio ad Apple o un pioniere del programma aperto Linux.

Una voce molto ‟Fo”. Intervista a Dario Fo

Una voce molto ‟Fo”. Intervista a Dario Fo

Nell'ambiente musicale direttori d'orchestra o registi d'opera vengono denominati Maestri. Così dovremmo fare con Dario Fo. Il settantasettenne premio Nobel per la letteratura ha infatti appena ottenuto l'ennesimo clamoroso successo per la regia del "Viaggio a Reims" di Gioachino Rossini, messo in scena a Helsinki. Ma è dura chiamarlo così, per chi è cresciuto con, nelle orecchie, i dischi recitati e cantati nel suo inimitabile stile. Monologhi come "Poer Nano", canzoni come "La luna è una lampadina" hanno indelebilmente caratterizzato la sua identità: il giullare del popolo, il fustigatore della "donna popputa" (la grassa borghesia) proprio non riesce a rivestirsi degli abiti fatti su misura e dei canoni prestabiliti del Maestro, così come la tradizione lo concepisce.