L'Iraq, la guerra e l'utopia ragionevole. Intervista a Salvatore Veca

L'Iraq, la guerra e l'utopia ragionevole. Intervista a Salvatore Veca

"Non bisogna arrendersi alla falsa necessità del riduzionismo, non bisogna rinunciare all'utopia e all'esplorazione del possibile e non bisogna cadere nell'errore fatale dell'utopia della società perfetta, del costruttivismo politico e della povertà dello storicismo. Occorre l'esercizio di un'utopia ragionevole, un'utopia che prenda sul serio il mondo com'è, e noi nel mondo come siamo, ed esplora assetti e modelli istituzionali e pratiche sociali come, entro vincoli dati, possono essere. Accettare i vincoli, vuol dire che non tutto è possibile, ma ciò non equivale a sostenere che nulla è possibile e che lo spazio del politicamente possibile sia inesorabilmente uno spazio vuoto". Sono parole del professore Salvatore Veca, autore di La bellezza e gli oppressi. Dieci lezioni sull'idea di giustizia, in cui sono presentate le idee fondamentali per una teoria della giustizia internazionale. Veca concluse l'opera qualche giorno dopo l'undici settembre del 2001, come se avesse intuito il difficile momento che ci avrebbe atteso. Preside della facoltà di scienze politiche di Pavia, presso la quale insegna filosofia della politica, Veca è uno dei maggiori ricercatori sui temi del rapporto etica-politica e della giustizia. Come molti, sta vivendo con apprensione la guerra in Iraq.

Umberto  Galimberti: intervista su I vizi capitali e i nuovi vizi

Umberto Galimberti: intervista su I vizi capitali e i nuovi vizi

"I vizi individuali sono i vizi capitali, i vizi collettivi sono invece i vizi sociali. I primi vengono oggi curati, dei secondi basta prendere coscienza per discostarsi e non essere compiutamente inseriti in questa dinamica di incosciente alienazione."

I fiori del male: un reading

I fiori del male: un reading

Una performance di lettura dal classico di Baudelaire con la nuova bellissima traduzione di Antonio Prete. "L'albatro", "La Morte degli artisti" e molte altre poesie lette da Stefano Dal Bianco, Umberto Fiori, Cesare Greppi, Ermanno Krumm. L'evento si è svolto presso la Feltrinelli di via Manzoni a Milano il 28 marzo 2003.

Intervista a John Foot su Milano dopo il miracolo

Intervista a John Foot su Milano dopo il miracolo

La passerella delle sfilate e l’ufficio tutto vetri e computer hanno soppiantato la catena di montaggio. Armani al posto di Falck. E l’emigrante che dal Sud arrivava alla Stazione Centrale ha ceduto il passo a un catalogo di volti che parlano di tanti mondi, ben più lontani. Negli ultimi cinquant’anni Milano è stata al centro di tutte le grandi trasformazioni sociali, culturali, politiche ed economiche che hanno trasformato l’Italia. Questo libro ne racconta la storia in maniera non convenzionale, tracciando un’avvincente biografia della città e dei suoi abitanti anche attraverso gli edifici (le case di ringhiera e i palazzoni dei quartieri dormitorio), il design, la moda, la televisione, il cinema. Tante microstorie che, insieme, contribuiscono a spiegare i macrocambiamenti di Milano dal dopoguerra a oggi: un intreccio di vitalità, ricchezza, innovazione e conflitto sociale che ha le sue radici negli anni Cinquanta e Sessanta, quando la capitale del ‟miracolo” guida lo straordinario boom economico del Paese. Poi, sempre in prima linea, Milano vive il Sessantotto e gli ‟anni di piombo”; si reinventa negli anni Ottanta, come epicentro della moda, della pubblicità e del terziario, tiene a battesimo nuovi fenomeni come la Lega e Forza Italia. E da ‟capitale morale” diventa Tangentopoli. L’analisi di Foot abbraccia tutti questi fenomeni con un occhio allenato da una salda metodologia storica, cosi da cogliere le dinamiche profonde e i problemi brucianti che stanno dietro la città-vetrina.