
L'Egitto di Al-Aswani: ‟Scrivendo romanzi combatto i fanatici”
Ala Al-Aswani per 15 anni ha scritto articoli critici nei confronti del presidente Hosni Mubarak, che è al potere dal 1981. È membro dei Writers and Artists for Change’ e dei Doctors for Change’, all’interno del movimento di opposizione noto come Kifaya’(Basta’). A suo avviso la letteratura non cambia la situazione. Per avere la democrazia bisogna impegnarsi in un’azione politica diretta. Ma la letteratura cambia il lettore, insegna a essere meno ipercritici’. Il suo nuovo romanzo, Chicago (2007) , ha venduto più di 120.000 copie in arabo. Ambientato in un campus di Chicago ai giorni nostri, si ispira ai due anni passati dall’autore - negli Ottanta - all’Università dell’Illinois, dove era andato a studiare odontoiatria con una borsa di studio. Il libro rivolge la sua attenzione agli espatriati arabi, tra cui il poeta e studente di medicina Nagi, impegnato in un movimento per la democrazia. Attraverso personaggi come Salah, un intellettuale egiziano innamorato di una ebrea americana, e Shaymaa, una donna velata che mette in discussione le restrizioni sessuali della sua educazione, il romanzo affronta argomenti come il sesso extraconiugale, l’aborto e l’antisemitismo. Chicago è stato prima pubblicato a puntate su Al-Dustour’ (un giornale d’opposizione). Alcuni fanatici mi hanno insultato. Uno diceva che era inaccettabile per una donna velata avere una relazione fuori dal matrimonio. Ho risposto: è un romanzo, Shaymaa non rappresenta tutte le donne velate. Ma se non le piace il romanzo, perché lo legge?’.

'Ala Al-Aswani presenta in video Chicago
Storie di esistenze strappate alla loro terra d’origine che si cercano e si perdono in una Chicago multietnica e conflittuale sullo sfondo del post-11 settembre americano. 'Ala Al-Aswani in video su Chicago.

Il grottesco del regime. Intervista a Marco Archetti
‟Le dittature sono una tragica farsa, il grottesco è un tono mimetico”. Marco Archetti su Maggio splendeva, il suo nuovo romanzo.
‟Già ai tempi della scuola mi interessavano i totalitarismi, le personalità dei dittatori così umane e insieme così bestiali, veri concentrati di passioni. Poi sono andato a Cuba, a vedere se esiste il paradiso in terra. Ma non esiste, è un inferno”.

La voce di Bob Dylan. Una spiegazione dell’America
2001: Bob Dylan ha compiuto sessant’anni. È tempo di bilanci
sulla sua opera e sulla sua eredità. Questo di Alessandro Carrera è il primo studio italiano che considera l’opera di Bob Dylan nel contesto della sua cultura di provenienza. Un’inedita biografia intellettuale, un’esplorazione a tutto campo dei temi poetici, musicali, religiosi, politici e morali che animano la sua complessa produzione artistica.