
Tre domande a Francesco Renga
Francesco Renga è il ritratto della serenità. Eppure quel sorriso disarmante nasconde l’inquietudine alla base di Ferro e cartone, il nuovo album, e di Come mi viene, il suo primo romanzo...

"Italia, quanti errori sulla Serbia". Intervista a Carla Del Ponte
All’Aja, nel palazzetto di Churchillplein, l’ufficio del chief prosecutor è già spoglio. Alle pareti è rimasto solo il poster con la lista dei ricercati. Via Milosevic, ormai morto e sepolto, restano Mladic e Karadzic, simbolo di una sconfitta. ‟A Belgrado sono stata 20 volte, quattro da settembre a oggi, ma me ne vado senza quei due. […] Un fatto è certo. Prodi, che è stato presidente della commissione europea e conosce alla perfezione quanto sia importante l’aiuto della Ue per l’arresto dei grandi latitanti, è diventato il delfino della candidatura della Serbia all’ingresso in Europa. Posso dire che sono molto meravigliata? Sì, decisamente lo sono. E me ne chiedo i reali motivi”.

Ho voglia di un abbraccio. Speed date con Francesco Renga
"Una volta volevo scrivere delle frasi d’amore a una donna che mi piaceva moltissimo. Così cercai nei cassetti di casa una busta e un biglietto e non mi accorsi che erano listati a lutto: lei non mi ha più voluto vedere."

Eugenio Borgna e Le intermittenze del cuore. L'intervista a "la Repubblica"
«Ai turbamenti della memoria sono legate le intermittenze del cuore...»: una citazione proustiana ricorre nel titolo che Eugenio Borgna ha scelto per il suo nuovo libro.
Le intermittenze del cuore - così appunto si chiama - è l´esatto contrario di un viaggio in un vagone piombato, com´è in genere la lettura di un saggio scritto da uno psichiatra. Scorrendo le pagine scritte da Borgna, si spazia ariosamente nell´universo della grande letteratura e molto meno in quello delle conoscenze mediche, nel catalogo delle emozioni piuttosto che in un grigio elenco di sintomi.
Non si rintracciano i soliti resoconti di casi clinici anonimi e noiosissimi, solitamente descritti con totale assenza di pathos e strumenti linguistici piuttosto poveri. Qui il dolore di vivere assume volti indimenticabili: è attraverso l´epilessia di Dostoevskij, la malinconia di Antonia Pozzi, le angosce psicotiche di Sylvia Plath, è attraverso i loro scritti che cogliamo gli abissi a volte terrificanti della vita psichica. Ma anche la sua ricchezza straordinaria, se è vero - per dirla questa volta con Thomas Mann (a lungo citato da Borgna) - che «la più alta vitalità può avere i tratti di una terrea malattia».
Settantenne coltissimo ma con il cuore palpitante di un puer eterno, Borgna ci ha piacevolmente abituati a queste sue singolari operazioni, restituendo il senso del dolore mentale in una forma destinata ad affascinare - assai più dei suoi colleghi - chi ama leggere un saggio in cui l´analisi rigorosa degli argomenti non si coniughi necessariamente con l´aridità del pensiero. I temi dei suoi libri sono uguali e diversi - le penombre della malinconia, le angosce della condizione psicotica, le ferite dell´ansia - ma è la scrittura ostile al grigiore insopportabile dei tecnicismi e sempre apertamente metaforica a renderli un´opera unica seppure aperta. La forza di Borgna è di avere ormai un suo stile inconfondibile, denso e limpido, il suo modo personalissimo di raccontare la vita interiore, quei paesaggi misteriosi e invisibili dell´anima dove si nascondono le emozioni più inesprimibili e il senso più profondo dell´essere al mondo.
Le intermittenze del cuore è anche un libro molto "forte" che radicalizza la denuncia di Borgna - già in prima fila a Novara nella lotta antimanicomiale - nei confronti di una psichiatria che sta rischiando una grossolana deriva neuroscientifica e psicofarmacologica smarrendo progressivamente le sue radici umanistiche, perdendo di vista le sue stesse ragioni etiche. Borgna sa bene di essere "contro" a una tendenza sempre più diffusa che cancella il valore dell´ascolto e del dialogo sganciando la malattia da ogni valutazione dei suoi aspetti soggettivi (psicologici e fenomenologici). E scrive, con una certa indignazione: «Il trend dominante è, in psichiatria, questo; e non resterebbe se non adattarsi, o uscire dalla modernità: dal corso della storia. Ma anche le minoranze sono portatrici di valori e di conoscenze che sfidano le convenzioni e gli idoli delle maggioranze».
Puro idealismo, vaniloquio estraneo al pragmatismo frettoloso che segna la contemporaneità? Sarà, ma - anche a rischio di essere un po´ retorici - la posta in gioco sembra essere la dignità degli esseri umani, il rispetto o il disprezzo per chi soffre. Non è una cosetta da niente. Vale la pena parlarne con Borgna, libero docente di Clinica delle malattie nervose all´università di Milano, dove ci diamo appuntamento per questa intervista.