Vittorio Zucconi: Bocca e quel grande sogno così imperfetto

04 Settembre 2003
Soltanto qualcuno che ama molto l´America poteva scrivere un libro come il Basso Impero di Giorgio Bocca. Non si parla qui della solita "amicizia tra i nostri popoli", delle giaculatorie di fedeltà politica che qualsiasi sottosegretario italiano in visita, dal governo De Gasperi al governo Berlusconi passando per i governi del centro sinistra, ripete come se l´avesse scoperta lui appena mette piede negli Stati Uniti.
L´amore di Bocca per la nazione che fu di Jefferson e di Lincoln, di Martin Luther King e di F. Delano Roosevelt e che ora è affidata a George W Bush e alla sua piccola casta di petrolieri e vecchi reazionari "repackaged", riconfezionati come "neo conservatori", è vero. E´ la passione disperata e sognante del giovanotto con il moschetto nelle valli di Cuneo dell´inverno 1944. E´ l´innamoramento a vita, irrimediabile, del partigiano di Giustizia e Libertà che guardava gli stormi dei "Liberators" rigare con le scie della condensa il cielo del Nord e che era pronto a giocare la propria pelle, non un libro o un seggio elettorale, sulla certezza che dietro quella forza militare ci fosse la forza rivoluzionaria di una storia che cominciò con la scandalosa proclamazione della eguaglianza tra uomini, come condizione naturale e divina di ogni creatura.
Per questo, il nuovo libro di Bocca pubblicato da Feltrinelli, appunto il Basso Impero non è soltanto un saggio sull´America del secondo Bush e sulla debolezza morale e intellettuale di chi ha permesso al terrore di risucchiarla nel manicheismo fondamentalista del "Dio è con noi", ma è un atto di amore disperato. E´ la lettera che un padre scrive al figlio che lo angoscia e lo offende, o che il figlio scrive a un padre che, crescendo, ha imparato a guardare non più con lo sguardo acritico e adorante dell´infanzia, ma a vederlo per quello che è.
Come tanti Europei, e non solo Europei, come le centinaia di migliaia di persone o milioni che dilagarono nelle piazze alla vigilia di questa guerra all´Iraq e che soltanto la coda di paglia dei paladini dell´impero tentò di licenziare ed esorcizzare come "antiamericani" o "comunisti", Bocca è sbigottito, sconvolto dal tradimento di un´America che grida al tradimento dell´Europa mentre è essa a tradire. E strepita per nascondere la propria deriva da un Occidente che si era posto - proprio grazie al sacrificio degli 11 milioni di uomini che indossarano l´uniforme dei GIs - come principio centrale il rispetto della legge internazionale. "Gli Stati Uniti non sono più una potenza dell´Occidente - scrive infatti Bocca nella frase che lui stesso ha scelto come somma del suo libro - si pongono come altro dall´Occidente", sopra tutto e svincolato da tutto. Non più primo tra i pari, fratello magari prepotente ma fratello, bensì, come il Federico II del XIII Secolo, "superior imperator", sovrano che non riconosce nessuno eguale a sé.
L´evoluzione, o l´involuzione dell´America del 25 aprile divenuta questa America del 2003, onnipotente e maldestra, che prima spinge via ogni ostacolo al proprio unilateralismo mistico e poi deve, come ora fa, chiedere i soldi e le vite degli altri per pagare il conto della guerra in Iraq, si spiega, per Bocca, con la progressiva sclerosi della democrazia americana. Lo svuotamento e la vendita della rappresentatività popolare, culminato nello scandalo della elezione presidenziale 2000 costata 447 milioni di dollari alla "Bush machine" e decisa da un solo voto di maggioranza alla Corte Suprema e da 537 schede ballerine in Florida, la metastasi dell´informazione divenuta pubblicità e dunque propaganda, "nella quale l´immagine conta più della realtà" e "la guerra va ricreata secondo i desideri del Pentagono", hanno trasformato una democrazia umanamente imperfetta, ma viva, in quello strumento di controllo della ricchezza mondiale venduto sotto l´etichetta di "globalizzazione". E non si accettano più interlocutori, amici franchi, dissensi, ma soltanto vassalli, come il governo Berlusconi al quale Bocca dedica giustamente molte pagine, essendo le sorti della destra italiana ovviamente legate al successo o al fallimento di questa destra americana.
Nel "grande frastuono" come lo chiama lui, queste grida di amore angosciato per la nazione che ha costruito la casa comune dell´Occidente nella quale noi Europei, e dunque anche Bocca, siamo cresciuti e abbiamo prosperato, e che ora lo stesso architetto sta demolendo per interesse, per supponenza, per il panico da 11 settembre, si fanno sempre più rare, come si rarefanno i vecchi che disturbano il grande show del consumismo da lemmings. E se in questo libro straziante, forte, scarnificato dall´amarezza, come tutte le cose che scrive Giorgio, c´è una speranza per tutti noi che non accettiamo per avvenuta la deriva dell´America dall´Occidente, essa è nel paradosso che Bocca traccia.
Se, come sembra leggendo queste pagine scritte con la penna amara di un Chomsky o di un Vidal, l´età del Basso Impero americano è fortemente condizionata dall´imperatore di turno e dai suoi pretoriani, è proprio in questo aspetto soggettivo della deriva americana la possibile luce alla fine del tunnel. La forza storica della repubblica Americana non è mai stata nella sua perfezione, né l´essere "la più grande nazione della storia". La forza è sempre stata nella capacità di cambiare e di pagare il prezzo dei cambiamenti, dallo schiavismo all´emancipazione, dall´isolazionismo all´interventismo, dal Ku Kux Klan all´integrazione, dunque nel moto inarrestabile del pendolo. Possiamo, anzi dobbiamo, noi che abbiamo vissuto la Guerra Fredda o, come Bocca, anche il Fascismo e il Nazismo, credere che il pendolo non si sia congelato, perché se questa che lui descrive è ormai la condizione permanente dell´America, se la sua deriva dall´Europa è irreversibile, i nemici dell´Occidente possono dire di avere già vinto.

Basso impero di Giorgio Bocca

Grazie a un’inedita mistura di fondamentalismo religioso e fondamentalismo economico, la superpotenza globale di Bush procede, tra lo stupore dell’Europa e del mondo, ad attuare il suo disegno di conquista economica e controllo militare. Ma lo stupore, argomenta Bocca, non ha ragion d’essere: il…