Grazie a un’inedita mistura di fondamentalismo religioso e fondamentalismo
economico, la superpotenza globale di Bush procede, tra lo stupore dell’Europa
e del mondo, ad attuare il suo disegno di conquista economica e controllo
militare. Ma lo stupore, argomenta Bocca, non ha ragion d’essere: il modello
democratico americano è sempre stato fin dai suoi inizi legato alla ricchezza
– vista come premio divino – e alla conquista, assai poco sensibile invece
alle tematiche sociali e all’egualitarismo, a differenza dell’Europa, nella
quale non solo la sinistra ma anche la destra ha sviluppato nel tempo una
sensibilità sociale. Fino alla Seconda guerra mondiale il modello americano è
stato una merce per il consumo interno, ma con la Guerra fredda, poi con il
liberismo reaganiano e infine con il crollo dell’Urss il capitalismo
aggressivo di marca Usa è diventato merce d’esportazione.
Il fatto nuovo, semmai, è la progressiva caduta delle giustificazioni, dei
pretesti di cui si ammantava: anche Napoleone nelle sue guerre aveva i banchieri
al seguito, ma oggi la divisione delle spoglie belliche è addirittura
pianificata a tavolino da un consesso di petrolieri e affaristi alla corte del
presidente.
Questa evoluzione non è rimasta senza conseguenze gravi anche nel paese da cui
si è generata: l’informazione da indipendente si fa sempre più subalterna al
potere politico e militare e i diritti degli individui vengono intaccati sia
negli Usa sia nei territori da loro controllati.
Mentre tutti, persino coloro che non ne condividono il progetto globalistico, si
affannano a negare l’esistenza dell’Impero – per paura di essere accusati
di antiamericanismo o peggio di connivenza con il terrorismo islamico – l’Impero,
ci dice Bocca in questo suo durissimo nuovo j’accuse, esiste, colpisce e
colpirà ancora.