Michele Serra: L'amaca di mercoledì 22 novembre 2006

22 Novembre 2006
In margine alla finanziaria, al suo tribolato cammino, alla sua balbettante comunicazione, rimane la sensazione di un progetto di rigore economico non molto differente da quelli proposti, in anni appena trascorsi, dal beneamato Ciampi, da Giuliano Amato e – come dire – dagli economisti borghesi spaventati dalla demagogia, dall’assistenzialismo, dall’evasione fiscale.
Quello che è cambiato, in profondo, e anche grazie al quinquennio berlusconiano, è il grado di ricettività del paese. Il tradizionale mugugno (a nessuno piace sentirsi dire che bisogna mettere mano al portafogli) si è trasformato in una riottosa insofferenza: egoismi, localismi, particolarismi non solo sono aumentati, ma si sentono sempre più giustificati da un molto malinteso "liberalismo" che farebbe inorridire Luigi Einaudi, perché consta di infiniti appetiti sociali e quasi nessuno spirito di servizio alla comunità. Le bestemmie anti-statali e gli insulti alle leggi repubblicane erano fino a pochi anni fa riservati al bancone dei bar, oggi hanno fior di quotidiani che li pubblicano a nove colonne. Ha ragione chi dice, parafrasando Brecht, che non si può costringere il popolo a dimettersi. Difatti, prima o poi dovrà dimettersi la classe dirigente repubblicana erede di Einaudi, La Malfa e Ciampi. Dopo il proletariato, far fuori quel poco che resta della borghesia è l’ultimo ostacolo al partito (trasversale) dei porci comodi.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…