Enrico Franceschini: Iraq, la ritirata del principe Harry
20 Maggio 2007
Niente Iraq per il principe Harry. Il terzo in linea per il trono della monarchia britannica non partirà per la guerra insieme al suo reggimento di corazzieri, i ‟Royals and Blues”, diversamente da quanto era stato annunciato in un primo tempo. Non solo per il rischio personale che correrebbe, ma anche, e probabilmente soprattutto, per non esporre le truppe britanniche in territorio iracheno a un' improvvisa ondata di attacchi e attentati, il cui obiettivo sarebbe di uccidere o rapire il 22enne Harry ma che risulterebbero quasi certamente in nuove perdite per le forze di Sua Maestà. Di fatto anche se Harry, come sembrava dalle indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi, fosse rimasto al sicuro dietro una scrivania nella ben protetta base britannica di Bassora, i suoi compagni e in generale tutti i soldati britannici in Iraq avrebbero rischiato di pagare a caro prezzo la sua presenza in Iraq. La decisione è stata resa nota ieri dal generale Richard Dannot, capo di Stato maggiore delle forze armate britanniche, lo stesso alto ufficiale che il 30 aprile aveva annunciato che Harry sarebbe andato al fronte. In quella occasione, tuttavia, il generale aveva precisato: ‟Naturalmente riesamineremo la situazione fino al momento della partenza del principe e ci riserviamo di cambiare idea”. Così è stato, ha detto ieri Dannot, a causa di ‟minacce specifiche, alcune note, altre no”: un' allusione alle notizie, pubblicate da tutta la stampa inglese nelle scorse settimane, ai proclami di numerosi leader della guerriglia irachena, i quali avevano affermato di avere l' obiettivo di rapire Harry o di ucciderlo e ‟mandare la sua testa alla regina Elisabetta”. Gli insorti sostenevano di disporre di informatori all' interno della base britannica, che avrebbero fornito loro tutti i dettagli sugli spostamenti del principe durante i sei mesi di servizio nell' Iraq meridionale. A queste si aggiungono altre minacce, evidentemente note ai servizi segreti militari del Regno Unito e non apparse finora sulla stampa, secondo quanto ha precisato ieri il capo di Stato maggiore. Dall' inizio del conflitto, 148 soldati britannici hanno perso la vita in Iraq e oltre un migliaio sono rimasti feriti: forse non solo lo Stato maggiore, ma anche lo stesso governo britannico, nel momento del delicato cambio della guardia tra Tony Blair e il suo successore Gordon Brown a Downing street, preferiscono evitare che il conflitto diventi ancora più esplosivo soltanto per esaudire il desiderio di Harry di andare a combattere insieme al reggimento con cui ha completato l' addestramento all' accademia militare di Sandhurst. Col grado di caporale, Harry avrebbe dovuto comandare un' unità di dodici carristi a bordo di mezzi corazzati leggeri, la cui specialità è muoversi dietro le linee nemiche. Missioni pericolosissime, a cui il principe non aveva intenzione di sottrarsi. Qualche giorno fa aveva dato l' arrivederci alla fidanzata e agli amici con un party in una discoteca di Londra tra fiumi di champagne. ‟Se non potrò partire per il fronte”, aveva dichiarato recentemente il figlio minore del principe Carlo e della scomparsa principessa Diana, ‟mi dimetterò dal servizio militare”. Ora però pare che gli alti comandi siano riusciti a farlo desistere da questo proposito. ‟Il principe è comprensibilmente deluso”, informa un portavoce dell' esercito, ‟ma ha deciso di non lasciare il servizio”. L' ultimo membro della famiglia reale che ha servito la Gran Bretagna in guerra era stato suo zio, il principe Andrea, che aveva prestato servizio come elicotterista nel conflitto per la riconquista delle isole Falklands venticinque anni fa. Per William, fratello maggiore di Harry e secondo in linea per il trono, anche lui arruolato in un reggimento dell' esercito, non s' era nemmeno parlato di un invio al fronte: il rischio, per un futuro re, sarebbe stato ancora più alto.
Enrico Franceschini
Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …