Michele Serra: L'amaca di venerdì 9 maggio 2008

12 Maggio 2008
Si leggono, anche a sinistra, elogi sperticati del ri-ministro Tremonti, della sua cultura, del suo humour, della sua telegenia, perfino del suo sorprendente salto di campo (dall’iperliberismo al semi-statalismo, dal Mercato taumaturgo al Mercato oppressivo), perché è noto che solo i cretini non cambiano idea. Poiché, a mia volta, preferirei non sentirmi cretino, cambierei volentieri idea su Tremonti, unendomi al nutrito fan-club.
C’è solo un ostacolo, ahimé insormontabile, che me lo impedisce: in centinaia, forse migliaia di ore di presenza televisiva, non lo si è mai udito dire bene di qualcuno che non sia lui. Tremonti è perfino più tremontiano di quanto D’Alema – paradigma del politico intelligente ma egocentrico – sia dalemiano. Da ogni sua frase si intende che il magistero è suo, e gli altri stanno sotto. Non parla, corregge gli altri. Non è disposto a concedere all’operato dei suoi predecessori o dei suoi rivali neanche l’ombra di un merito. Se gli si leggono delle cifre o delle statistiche, le smentisce o le irride. Sa tutto, e soprattutto lo sa a scapito degli altri: mentre un professore si prodiga a spiegare a chi non sa, un primo della classe spera che gli altri gli rimangano in eterno inferiori.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…