Michele Serra: L'amaca di martedì 13 maggio 2008

13 Maggio 2008
Con la sua amabile parlata da fondovalle appenninico, l’onorevole Giovanardi è la prova vivente delle radici popolari del Pdl. Il solo vederlo ci ispira umori festosi, e dunque ci dispiace doverlo redarguire dopo averlo sentito dire, in un talk show, che persone come Beppe Grillo ‟si sono arricchite con l’antiberlusconismo”. È un pietoso limite dei politici italiani pensare che tutto ruoti attorno alle loro gesta, e ogni destino umano sia appena un riflesso di quanto accade da Fortunato al Pantheon.
Grillo, come è ovvio, deve le sue fortune artistiche (di quelle anti-politiche non è qui il caso di parlare) esclusivamente al fatto che eserciti di persone, da trent’anni, pagano il biglietto per andare ai suoi spettacoli. Era arci-famoso, e strapagato, già quando Berlusconi si limitava a costruire condomini con laghetti, e quando Giovanardi era noto solo nel suo isolato. L’idea – grottesca – che il successo artistico, specie se pluridecennale, abbia gli stessi ritmi e le stesse ragioni delle legislature, lo stesso respiro corto e convulso del potere, la dice lunga su quanto narciso sia lo sguardo della politica quando si volge a cose che non controlla e non capisce. È esattamente in questo quadro, vagamente paranoico, che la politica italiana ha deciso di trattare come una crisi istituzionale una frase detta dal giornalista Travaglio in televisione.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…