Michele Serra: L'amaca di mercoledì 25 giugno 2008

25 Giugno 2008
Vi prego, date retta a un vecchio del mestiere. Se la clinica è "degli orrori" (e l’asilo degli orrori, la villetta degli orrori, e ogni location di un reato o di una violenza piccola media o grande è comunque "degli orrori"), a un certo punto si perde la misura del male, orrori compresi. E si fatica, poi, a rimettere in scala le cose, a risistemarle con qualche costrutto. A distinguere, dentro il Male, banalmente i mali, che sono la nostra croce quotidiana. A distinguere il dottor Mengele da un pugno di medicastri imbroglioni.
Si capisce che il Male è una star, e i media cercano di scritturarlo tutti i santi giorni. Ma il Male è il lager, è il gulag, è Hiroshima, è l’undici settembre, e i titoli cubitali, che sono la rappresentazione grafica dei grandi sgomenti, del dolore assoluto, dell’Urlo di Munch, dovrebbero uscire dalle rotative solo quando proprio occorre, come l’ululato di rabbia o di paura che ti sbocca dal cuore. I mali, invece, sono la folla semi-anonima che costituisce il menù corrente: squallidi, ingloriosi, muffiti come certe scaloppe riscaldate. Ogni giorno un kolossal non si può fare. Non ne abbiamo la tempra, neanche il talento, e non come giornalisti, proprio come umanità. Accontentiamoci di piccoli strilli, lasciamo all’orrore il lustro delle occasioni speciali.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…