Michele Serra: L'amaca di sabato 14 marzo 2009

17 Marzo 2009
L’idea di Dario Franceschini (una tantum sui redditi alti) sarebbe del tutto condivisibile, anzi lo è. Non fosse per un dettaglio che, a pensarci bene, è semplicemente agghiacciante. Il dettaglio è questo: in Italia non è possibile tassare davvero i ricchi, perché i ricchi non sono identificabili. A centinaia di migliaia, non figurano nel novero di quegli "over 120mila euro all’anno" che Franceschini individua come ceto abbiente, e sono un misero, incredibile, beffardo 0,5 per cento degli italiani: circa duecentomila persone.
Per avere un’idea di quanto minima sia questa percentuale di "abbienti dichiarati" rispetto a quella reale, basta vivere in una qualunque città italiana (soprattutto del Nord), avere a che fare con professionisti, medici, avvocati, ristoratori, manager, consulenti, mediatori, vecchio e nuovo ceto medio e medio-alto, vedere come vivono, in quali case, con quali consumi e quali automobili, e la quantità di denaro che maneggiano. Due volte su tre io valuto di essere meno benestante di loro, di avere un tenore di vita più sobrio e soprattutto di non essere mai riuscito a mettere un soldo da parte, a differenza di loro. Poi scopro di essere, ufficialmente, molto più ricco. Talmente ricco che pago le tasse anche per loro. Ogni volta che firmo la dichiarazione dei redditi, me li sento alle spalle che fanno il gesto dell’ombrello.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…