Michele Serra: L'amaca di giovedì 28 maggio 2009

22 Giugno 2009
L’evo post-ideologico ha lasciato gli uomini soli con i loro sentimenti. Tra essi Sandro Bondi, il cui amore per il suo principe, fino a ieri l’altro, ci era sempre parso bizzarro, ma meritevole di indulgenza. Perché un conto è il cinismo del servo (e Berlusconi ne è circondato), altro conto la devozione dello scudiero. Al primo non è dovuto alcun rispetto, al secondo sì. Il servo tradirà alla prima occasione, lo scudiero perirà accanto al suo condottiero. Detto questo, non vorremmo che Bondi anticipasse più di tanto i tempi del suo sacrifizio. L’altra sera, a Ballarò, abbiamo temuto che il classico coccolone ce lo portasse via. Scardinati dall’ira, il tono curiale e il sorriso languido hanno ceduto il passo a una raffica di "si vergogni", "vergognatevi", "è una vergogna" che gli si ingolfavano in bocca, costipandone il respiro. Bondi, infatti, non è strutturato per le urla. Le parole urlate sono di un calibro che eccede di molto la portata della sua laringe. Come se un colpo d’obice provasse a uscire da un clarino. Ne è uscito sconvolto e rattristato, e noi con lui. Ministro, si riguardi: lo scontro politico, con le sue rudezze, non è il suo ramo.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…