Michele Serra: L'amaca di mercoledì 17 giugno 2009

22 Giugno 2009
Se la sinistra non è più "popolo", come ci insegna ormai da anni la pubblicistica di destra (devota a un miliardario), allora che cos’era la grande folla di milanesi di ogni età che siè stretta ieri mattina attorno al feretro di Ivan Della Mea, intellettuale e cantante? Al quartiere Corvetto c’era il mercato. Ivan ci aspettava nel "suo" circolo Arci, presidio storico di santi bevitori e giocatori di scopone. Tutto - le facce, le voci, il cortile sbrecciato, il bancone del bar - odorava di popolo. Dalla bandiera della Brigata Garibaldi alla banda con gli ottoni stentorei, alle camicie di terital dei pensionati, al dialetto, alle memorie, agli incontri, agli abbracci, ai vecchi amici ciascuno legato a un quartiere, un bar, una fabbrica. Certo, Ivan ha saputo meritarselo, il popolo. Non lo ha vissuto come un dovere, ma come un’occasione. Non come un vizio ideologico, ma come una virtù umana. Era popolo, era strada, era quartiere lui stesso. Ci stava bene, ci stava dentro, lo cantava, lo amava e lo malediceva. Per lui, molto semplicemente, sinistra e popolo erano sinonimi. Di tutto il resto dubitava, non di quello, non della normale promiscuità con la gente che sale e scende dai tram, entrae esce dai mercati. Ivan, le primarie, le faceva ogni giorno vivendo, anche prima che le inventassero. Era troppo avanti per i nostri tempi.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…