Michele Serra: L'amaca di sabato 6 giugno 2009

22 Giugno 2009
Da quanto tempo non capitava di emozionarsi per un discorso politico? A Barack Hussein Obama devo questo piccolo importante ritorno al passato, a quando credevo che la politica avrebbe potuto cambiare uomini e cose. Ma c’è un supplemento di gratitudine: vederlo parlare al mondo mi ha fatto uscire per un istante da quel triste budello che è la politica italiana, sequestrata da un incredibile anacronismo (il potere monocratico di un uomo, per giunta un uomo mediocre) e umiliata dalla sua vanità. Ascoltare Obama aiuta a ricordare quanto grande sia il mondo e quanto piccolo il nostro paese, che in questo momento ha come sospeso il suo diritto di occuparsi delle cose che contano. Sempre più spesso mi ritrovo a fare ansiosamente zapping cercando canali esteri, o quei pochi canali italiani che hanno un minimo di sguardo sull’Europa e sul pianeta. È come aprire una finestra per dare aria a una stanzetta asfittica. E quando quel signore, che non riesco neanche più a nominare, dice che "Milano ormai sembra una città africana" (per racimolare qualche voto xenofobo in più) mi capita di pensare: magari fosse vero. L’Africa, almeno, è lontana da lui.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…