Carlo ha trentatré anni e non esce mai da solo. Non rivolge la parola agli sconosciuti e conta tutto ciò che lo circonda: le briciole sul tavolo, le gocce di pioggia sulla finestra, le stelle in cielo.
“Una linea retta è una serie infinita di punti”, così gli ha detto anni prima la professoressa delle medie, ma non l’ha avvisato che alcune rette possono essere interrotte. Come la linea rassicurante della sua vita, che un giorno è andata in pezzi e da allora non è più stato possibile aggiustarla.
Per questo ora Carlo si circonda di abitudini e di persone fidate, come i suoi genitori e sua sorella Giada: ha costruito un muro tra lui e il mondo esterno.
Finché una mattina incontra Leda, la nuova ragazza del bar dove fa sempre colazione con il padre, ed è lei a creare una crepa nel muro, a ridargli un raggio di speranza.
Nelle loro durezze, nei loro spigoli, riconoscono il reciproco dolore, stringono una tacita alleanza e cercano la forza per affrontare i ricordi e camminare liberi verso il futuro.
L’emozionante racconto di un ragazzo e una ragazza danneggiati dalla vita, la storia tenace di un uomo che non si arrende e di una donna che potrebbe aiutarlo a rinascere, a darsi una possibilità.
A uscire da solo, per non essere più solo.
Giada telefona a sua madre.
“Carlo è uscito da solo,” le dice.
“Come da solo?”
Non ricordano nemmeno quando è capitato l’ultima volta.
“Giada, fai un bel respiro,” interviene suo padre. “Lascialo andare.”
“Sei sicuro, papà?”
“Sì. Pensa che è una cosa bella, la più bella che potesse capitare.”