"Nel 1971, sono andato a stare negli Stati Uniti, e qui è nato "La banda dei sospiri". Abitavo in un paesino su un colle, assieme a due irlandesi, un ebreo del New Jersey, un indiano di Bombay, un giapponese di Osaka, due americani bianchi e protestanti di Boston. In quel miscuglio etnico, mi tornavano il mente i suoni della parlata familiare in cui ero cresciuto. E questa mi dava voglia di scrivere, forse perché il suo sfondo (e quel modo di vita, con personaggi leggendari, collere furibonde, litigi e brame carnali senza ritegni) era così lontano da essere ormai soltanto un mondo immaginario. Quando il libro è uscito molti l'hanno preso per memorie familiari. No, questo è un mondo immaginario, come l'aldilà di Dante. La parlata risaliva a zii, nonni, parenti: ma non è più di questo mondo. Inoltre, ritrovo qui la mia antica passione per i fumetti, che si vede nel modo di scrivere. Assieme ci metterei quella per i libri di avventure, e quella per il mio amato "Pinocchio" (libro che ho tentato tre volte di riscrivere, a mio modo, nella trilogia "Parlamenti buffi")."
(Gianni Celati)