
Esterházy, il sangue e la lezione di Márai. Un’intervista
‟Lo scrittore solitamente scrive e invece gli si chiede sempre più spesso di parlare. Non è molto normale e credo che non porti a niente di buono”. Ungherese, rampollo di una potente famiglia di aristocratici spodestata dallo stalinismo, ex matematico ed ex calciatore, Péter Esterházy è scrittore che ama i paradossi. Niente di strano, dunque, che inauguri una conferenza con questa lapalissiana riflessione sulla contraddizione in termini degli scrittori che parlano.

‟Da piccolo volevo fare il ballerino”. Intervista a Edoardo Sanguineti
‟Da quando ho lasciato l'università nel 2000, disgustato dalle riforme che stavano prendendo piede e dalla burocratizzazione che rendeva sempre più marginale il rapporto con gli studenti, non ho più giorni normali, né una vita regolata da impegni e confini precisi. E così mi sono lasciato sedurre da inviti e conferenze, e ho cominciato a viaggiare di continuo, oltre a proseguire nella scrittura. Posso dire che sono un pensionato libero ma molto occupato, e che non ho mai lavorato tanto da quando ho smesso di lavorare. Per di più in questa agenda già straripante si è inserita di nuovo la politica, perchè in qualità di presidente onorario dell'associazione per la sinistra ultimamente mi sono ritrovato anche candidato alle primarie per il sindaco di Genova, cosicchè ogni residuo di normalità è di fatto cancellata.”

Il teatro dei destini incrociati. Intervista a Cristina Comencini
Due partite: un libro vitale e problematico, come la vita. Cristina Comencini sa davvero usare le parole. Le modella, le rende febbrili e riesce ad auscultare il cuore delle donne. Un’intervista.
‟Per noi donne la maternità è un tema fondamentale. Come dire, ci consente di completare la nostra femminilità, anche a costo di perdere la bellezza. Quello che si dicono Beatrice, Claudia, Gabriella e Sofia è ciò che ho sentito quando ero adolescente (e, con qualche variante, ciò che mi dicono le mie conoscenti e amiche di oggi). Nei loro di scorsi viene fuori il riso e il dolore, ma anche la complicità. Il timore poi del parto unisce anche chi prima si è mostrata fredda e cinica”.

Intervista a Richard Ford sul suo nuovo romanzo
Da quando ha acquistato una casa nei dintorni di New York, Richard Ford frequenta anche le strade della metropoli, ma nel suo modo di presentarsi, ragionare, parlare e persino di vestire, non c’è nulla che non evidenzi il suo amore, e prima ancora la necessità, dei grandi spazi. In occasione dell’uscita americana del suo ultimo romanzo The Lay of the land, accolto da ottime recensioni e un’impressionante eco mediatica, si è fatto ritrarre sulla copertina del ‟New York Times Books Review” con un cane in braccio e un altro ai suoi piedi, e quando lo incontro a Manhattan indossa una giacca da caccia e gli scarponi che utilizza per le lunghe passeggiate intorno alla sua casa del Maine. Il romanzo, che uscirà in Italia presso Feltrinelli, ha ancora una volta per protagonista Frank Bascombe, il personaggio al centro di Sportswriter e Il giorno dell’indipendenza, il libro con il quale vinse il premio Pulitzer (entrambi i romanzi sono pubblicati da Feltrinelli), ritratto questa volta all’inizio dell’autunno della sua vita: ha cominciato da poco a curarsi per un tumore alla prostata, è stato lasciato dalla seconda moglie Sally ed è costretto a dedicare rinnovate energie alla sua attività professionale di agente immobiliare in un mondo che stenta a riconoscere. La vicenda è ambientata nel New Jersey durante la Festa del Ringraziamento del 2000, con il paese politicamente nel caos per via dello stallo dei risultati elettorali del duello Bush-Gore, e vede Frank festeggiare insieme alla sua prima moglie Ann e i due figli Paul e Clarissa. ‟È una famiglia che si ricompone in maniera estremamente fragile”, spiega dopo essersi soffermato a raccontare della bellezza dei colori delle montagne nel periodo del cosiddetto foliage, ‟e si ricompone in realtà in maniera del tutto occasionale e superficiale. Più che un valore la famiglia appare come un rifugio provvisorio. E il mio protagonista, sconsolatamente, se ne accorge”.