Lo scrittore più polemico d’Italia. Intervista a Giuseppe Montesano

Lo scrittore più polemico d’Italia. Intervista a Giuseppe Montesano

Montesano è stato battezzato dall’inserto dei libri di Le Monde come ‟uno dei romanzieri più polemici d’Italia”, intento a ‟dipingere i suoi contemporanei con un humour feroce e un vero talento narrativo”. Di questa vita menzognera viene venduto benissimo in tutta la Francia, recensito e discusso come se fosse una lente che ingrandisce l’Italia di oggi e deformandola ne riproduce il profilo. Chiacchieriamo seduti davanti a un bar dietro la Riviera di Chiaia, fra palazzi opulenti e il frastuono penetrante di macchine e motorini. Montesano ha i capelli corti, un po’ ingrigiti, gli occhialini tondi e la parlata molle della Campania interna. ‟Sono rimasto a Sant’Arpino, nella casa dei miei genitori, perché a Napoli mi pareva impossibile vivere. Ma da qualche anno, due o tre al massimo, siamo stati invasi dal cemento. Sono arrivati prima i centri commerciali, poi i palazzi e le villette. Ora non c’è un metro quadrato libero, divampano gli abusi e le case popolari sono talmente brutte che restano lì vuote, chi le ha avute in assegnazione non ci vuole abitare. I paesi soffocano e sto pensando di andarmene”.

Desmond Tutu: Così è nato il Sudafrica democratico

Desmond Tutu: Così è nato il Sudafrica democratico

Della Commissione per la Verità e la Riconciliazione Desmond Tutu fu il presidente ma soprattutto il garante. Fu grazie alla sua statura morale - l’arcivescovo, 74 anni, ha vinto il premio Nobel nella Pace 1984 per la sua lotta contro l’apartheid - che centinaia di ex carnefici accettarono di sfilare davanti alla Commissione. E migliaia di vittime scelsero di mettere da parte la ricerca di vendetta personale.

Misteri metafisici. John Haskell parla di American Purgatorio

Misteri metafisici. John Haskell parla di American Purgatorio

Un uomo di nome Jack si ferma a una stazione di servizio per comprarsi da mangiare, ma al suo ritorno la moglie Anne e la macchina sono scomparsi. Il protagonista, dopo aver trovato a casa una misteriosa mappa dell'America, si mette sulle tracce di Anne, in un itinerario che lo porta da New York a San Diego. Una premessa che ricorda il libro Il respiro di Lisa di Karel Glastra van Loon o il film Frantic di Roman Polanski, in cui i protagonisti inseguono la loro donna che sembra svanita nel nulla. Ma American Purgatorio, romanzo d'esordio di John Haskell (collaboratore di "Granta" e "The Paris Review", e autore di una raccolta di racconti intitolata Non sono Jackson Pollock, Bookever 2004), non è una detective story e nemmeno un libro on the road, ma una sorta di mystery metafisico-esistenziale. Perché quello di Jack è soprattutto un percorso spirituale all'interno della propria mente. Ispirato al viaggio di Dante in Purgatorio e diviso in sette capitoli, che sono i sette peccati capitali, il romanzo di Haskell può però essere letto anche come un'allegoria dell'America post 11 settembre, e più in generale come la vana ricerca di un significato nell'esistenza di ogni uomo.

Imre Kertész al ‟Festivaletteratura” 2003

Imre Kertész al ‟Festivaletteratura” 2003

‟Persino là, accanto ai camini, nell'intervallo tra i tormenti c'era qualcosa che assomigliava alla felicità…" Scrivere dopo Auschwitz. Imre Kertesz dialoga con Alessandra Orsi su Essere senza destino al ‟Festivaletteratura” 2003 di Mantova.
Le riprese sono state effettuate il 5 settembre 2003.