
Officina milanese. Intervista a Giovanni Agosti
‟Il libro su Mantegna non è una monografia su un pittore del Quattrocento, porta come sottotitolo la storia dell’arte libera la testa: il riferimento, per chi ha la nostra età e ha vissuto un certo travaglio generazionale, è a una frase di Fassbinder secondo cui i film liberano la testa’: s’intende certi film, s’intende certa storia dell’arte. Quella che è capace di mettere in relazione aspetti diversi della realtà con un fine di chiarimento e, se si può, di modificazione dello stato delle cose. C’è un’aspirazione illuminista dentro una struttura architettonica che a qualcuno potrà sembrare rivoluzionaria. Quella tensione nasce dal fastidio per la situazione di Milano: corre sotterranea, a tratti si slarga in qualche nota”.

Gian Antonio Stella presenta Tribù s.p.a.
L’affresco di un’epoca attraverso i suoi protagonisti. Una serie di acidi ritratti (da Bondi a Ferrara, da Fini a Previti, da Cuffaro a Pera) che ricompongono il quadro dei nuovi poteri e dei nuovi potenti. Un’intervista video all’autore.

La priorità del male. Intervista a Salvatore Veca
”Chi esercita il mestiere del filosofo ha la responsabilità di esplorare
spazi di possibilità, prendendo sul serio il mondo com'è e inseguendo il
mondo come dovrebbe essere. Io credo che noi dobbiamo assumerci
intellettualmente la responsabilità di pensare i modi e le forme della
politica nella costellazione postnazionale (per usare le parole di Jürgen
Habermas). Credo che i grandi problemi interni alle costellazioni nazionali
che abbiamo ereditato, oggi vadano ripensati sullo sfondo della "porosità"
dei confini o della politica interna a livello mondiale. Questo sarà il
principale rompicapo per chi, come me, cerca di non mollare nell'impresa di
pensare a un mondo più decente”.
Intervista al filosofo Salvatore Veca.

‟La letteratura non è il luogo della militanza”. Intervista ad Antonio Tabucchi
Un´antologia di racconti, alcuni ormai introvabili, altri nuovi. Un modo di rilanciare l´arte della brevità e con essa esprimere le proprie passioni e idiosincrasie. Intervista ad Antonio Tabucchi su Racconti.
‟Sì lo so cosa mi vuole chiedere. Se per uno scrittore un raccolta non sia una specie di monumento in vita. Però invece a me, a cui hanno sempre detto la tua misura è il racconto’, sembra adesso che questo sia il mio vero romanzo. Più di Sostiene Pereira, che in realtà è un pezzo di vita, il romanzo che ho saputo scrivere è questo: un mosaico, non un affresco. Una storia fatta per pezzi. È come sfogliare un album di foto e capire dopo che c´era lungo tutto quel tragitto un´unità di intenti, un interesse prevalente. È come uscire a fare una passeggiata nella neve tornare in casa e vedere nelle orme, dalla finestra, il senso che ha avuto il camminare”.