Apocalisse soft: Così Ligabue immagina il nostro futuro

Apocalisse soft: Così Ligabue immagina il nostro futuro

Un mondo artificiale dove la natura dell'uomo sembra dimenticata. Atmosfere tra Orwell e Ray Bradbury e uno spunto narrativo che mescola Dante con Da zero a dieci. Per darci un'utopia negativa, ma soprattutto un'insolita storia d'amore. La morale? Una risata ci salverà, forse.

Il video su Péter Esterházy e Harmonia caelestis

Il video su Péter Esterházy e Harmonia caelestis

La registrazione in video della presentazione milanese di Harmonia caelestis con la partecipazione di Péter Esterházy. E una lettura recitata di Ugo Giacomazzi e Fabrizio Pagella, con musica di Massimo Betti, regia di Serena Sinigaglia. L'evento si è tenuto presso La Feltrinelli di piazza Piemonte, il 20 maggio 2003.

Ligabue: Il rocker si scopre letterato

Ligabue: Il rocker si scopre letterato

Chi è Luciano Ligabue? Abbiamo iniziato a conoscerlo come raffinato cantautore, ma poi ci ha sorpreso come sceneggiatore e regista di due film, Radiofreccia e Da zero a dieci. Sempre alla ricerca di emozioni e di nuove espressioni, si rivela ora grande scrittore con il romanzo La neve se ne frega.
Impaziente e indagatore come il protagonista del libro, la sua attenzione si era finora rivolta al suo mondo, raccontando la provincia italiana, situazioni vissute, persone incontrate e amate. Per la prima volta ha affrontato un lavoro di fantasia che lo ha portato a creare un altrove futuro dove i principi di diritto di pari opportunità, pari doveri e pari dignità per ogni essere umano sono stati realizzati. Il mondo è pulito. Le risorse rispettate. I bisogni soddisfatti. Il Piano Vidor sembra avere realizzato il migliore dei mondi possibili, sia pure a fronte di un controllo totale.
Tra il 1984 orwelliano e Fahrenheit 451 di Bradbury, Ligabue crea un romanzo d'amore che affronta in modo appassionato e lirico temi attualissimi.

L’ombra del male e la giustizia nel tempo della crisi. Intervista a Salvatore Veca

L’ombra del male e la giustizia nel tempo della crisi. Intervista a Salvatore Veca

‟La prima parte del mio libro riguarda proprio il tentativo che ho portato avanti negli ultimi anni di pensare come sia possibile, in tempi così difficili, estendere i criteri del giudizio; quindi i criteri di giustizia dalla costellazione nazionale alla costellazione post nazionale, dai contesti interni alla grande arena della città del genere umano che oggi ci mostra orrore, crudeltà e barbarie come sempre, ma anche opportunità. Non perdere il senso delle possibilità è un mio ottimismo e uno dei miei slogan preferiti”.