Pier Aldo Rovatti su Logica del senso di Gilles Deleuze

Pier Aldo Rovatti su Logica del senso di Gilles Deleuze

Attraverso la filosofia, la letteratura, la psicoanalisi, Gilles Deleuze compie una ricognizione acuta e gaia tra i paradossi che formano la teoria del senso e le varie celebrazioni delle nozze tra il linguaggio e l’inconscio.
Pier Aldo Rovatti presenta un grande classico di Gilles Deleuze, a ottant’anni dalla nascita e a dieci dalla scomparsa del filosofo francese.

Ho messo una grande freccia con una indicazione: ‟Circolare”. Intervista a Paolo Nori

Ho messo una grande freccia con una indicazione: ‟Circolare”. Intervista a Paolo Nori

Da qualche tempo, sostiene Nori con la sua lingua solo in apparenza svagata, pare che miglior esito di un libro italiano sia diventare un film, meglio ancora uno sceneggiato. Quello che conta, infatti, è "il destino del cinema italiano, o dello sceneggiato televisivo italiano". Lo stato delle cose della cinematografia italiana non pare dei più felici, lo sceneggiato (che si chiama oggi fiction, ma Nori lo sa molto bene, e a bella posta usa una qualifica desueta) non sta molto meglio. Chi invece sta benissimo è appunto Paolo Nori, scrittore ipercolto, secondo una recente categoria dovuta a Mario Barenghi, e in quanto tale padrone del registro ironico e di quello stralunato, come fosse un Antonio Delfini magari meno ricco di famiglia, ma non meno desideroso di divertirsi. Fra i suoi romanzi, questo è appunto uno fra i più divertenti, oltre che fra i più linguisticamente sorvegliati. Nori ne ha parlato con Stilos.

‟Io, artista ma artigiano della parola". Intervista a Daniel Pennac

‟Io, artista ma artigiano della parola". Intervista a Daniel Pennac

I romanzi letti di nascosto in collegio, il duro confronto con Dumas, la vita da insegnante e poi il successo come scrittore grazie alla saga di Malaussène. Daniel Pennac, intervenuto alla festa per il cinquantesimo anniversario della Feltrinelli, si racconta.

Rwanda, storia di un genocidio. Intervista a Gil Courtemanche

Rwanda, storia di un genocidio. Intervista a Gil Courtemanche

Il giornalista canadese Gil Courtemanche era in Rwanda nel 1994 quando, in tre mesi, quasi un milione di tutsi furono massacrati dagli hutu in una delle operazioni di pulizia etnica per cui è tristemente famoso il secolo scorso. Una domenica in piscina a Kigali non è un romanzo, inteso come opera di finzione narrativa, e non è neppure un reportage. Del romanzo ha la caratterizzazione dei personaggi, tutti veramente esistiti, a cui l'autore ha prestato voce e sentimenti, e la storia d'amore che dura quanto dura il massacro, poco più di novanta giorni. Della cronaca giornalistica ha l'attenzione per il dettaglio, ma c'è anche una partecipazione sofferta, una condivisione delle sorti delle vittime che trasforma la prosa scarna di un testimone oculare in una sorta di orazione funebre, un memento ai "miei amici ruandesi travolti dalla bufera" e ad "alcuni anonimi eroi ancora in vita".