
Amos Oz: "Suicidi in Israele? Tutta colpa della guerra"
"Il problema è la guerra, e la cura è la pace". Bastano poche parole, ad Amos Oz, per definire il malessere che porta sempre più giovani israeliani a cercare il suicidio. Grande scrittore e pacifista convinto, Oz non ha dubbi sulle cause del fenomeno: "Ci sono anche altre motivazioni, ma il conflitto con i palestinesi è la variabile indipendente, la molla in più della depressione giovanile nel nostro paese", dice il romanziere al telefono con Repubblica dalla sua casa di Arad, nel deserto del Negev.

Lo sguardo delicato di Uwe Johnson
Enzo Di Mauro e Franco Cordelli discorrono di Uwe Johnson, uno dei maggiori scrittori tedeschi e del suo "sguardo delicato". La registrazione è tratta da "Sabato libri", trasmissione di Radio Popolare.

Bettin. Intervista a ‟Liberazione”
Porto Marghera un libro ribalta l'ultima sentenza Castalda Musacchio Dopo tre anni e mezzo, il maxi processo del petrolchimico di Porto Marghera, si concluse il 2 novembre del 2001 con una sentenza di assoluzione per i vertici di Enichem e Montedison accusati di strage, omicidio e lesioni plurime per la morte di 157 operai addetti alla lavorazione del Cvm (CloruroVinileMonomero) morti per tumore, e disastro colposo per aver inquinato aria, suolo, sottosuolo e acque lagunari. La voce del giudice Ivano Nelson Salvarani risuonò per soli cinque minuti nell'aula bunker di Mestre per ripetere 28 volte "assolto".
Il pm Casson aveva chiesto 185 anni di reclusioni e risarcimenti per migliaia di miliardi alle famiglie delle vittime e per i danni ambientali alla laguna e all'ecosistema. Ma bastarono solo 94 righe per prosciogliere i dirigenti della chimica, nomi eccellenti e meno noti, da Eugenio Cerfis già presidente di Montedison e di Eni, a Giorgio Porta, presidente Enichem e vicepresidente Montedison, perché non venne dimostrata la causalità fra le lavorazioni col Cvm e le morti da tumore dei 157 operai e le malattie gravi in cui versavano altri 103 dipendenti della fabbrica.
La sentenza recitava: "Il processo ha consentito di accertare che tutte le malattie causate dal Cvm sono riconducibili alle molto elevate esposizioni risalenti agli anni '50, '60 ed ai primi anni '70 allorquando se ne ignorava la tossicità che fu evidenziata dalla Comunità Scientifica solo nel 1973". In aula, quel giorno, tra i familiari e i dipendenti che gridavano "vergogna", qualcuno si accasciò sulla sedia e cominciò a piangere. Era Gianfranco Bettin, scrittore, saggista, prosindaco di Venezia-Mestre, in quel processo presente come parte civile. Candidato di una alleanza rosso-verde-sociale. Un'alleanza che a Venezia ha funzionato e funziona e che si è proposta di sperimentare forme di controllo e di partecipazione nuove, "dal basso", alle decisioni del governo locale.
A quelle lacrime, dopo quel giorno, non seguì la rassegnazione. Oggi Petrolkiller, scritto insieme a Maurizio Dianese, ha la pretesa di ribaltare ingiustizia di quel processo, fare chiarezza su quanto di oscuro è ancora rimasto secretato negli archivi.

Intervista a David Lyon sulla privacy
La scorsa settimana la Camera dei Rappresentanti
di Washington ha approvato, a larga maggioranza, una proposta di legge del
governo che prevede la nascita di un Ministero per la sicurezza interna con
poteri di raccolta e di controllo su tutte le informazioni relative alla vita
privata dei cittadini americani. Se anche il Senato voterà a favore della
legge, tra pochi mesi negli Usa verrà creata una gigantesca banca dati in grado
di fornire quasi in tempo reale a polizia e servizi segreti notizie su quanto
avviene attraverso la rete di Internet, monitorando gli scambi di posta
elettronica, gli acquisti con carte di credito e persino i siti web visitati.
"Si tratta di una misura indispensabile per combattere in maniera efficace
il terrorismo", ha spiegato l'ammiraglio John Poindexeter, responsabile del
progetto. "Questa legge costituisce un'inaccettabile violazione del nostro
tradizionale sistema di tutela delle libertà civili e del diritto alla
privacy", ha ribattuto il politologo conservatore William Safire in un
articolo apparso sul "New York Times".
Le obiezioni di Safire sono condivise da David Lyon, studioso canadese di
sociologia di cui la Feltrinelli ha pubblicato La società sorvegliata,
un’accurata analisi degli effetti prodotti sulla vita quotidiana dalla
massiccia diffusione delle tecnologie elettroniche accompagnata da un saggio
introduttivo di Stefano Rodotà. "La legge votata dal Parlamento americano
mi sembra pericolosa perché autorizza il trattamento di dati personali senza il
filtro di un esame da parte della magistratura", sostiene Lyon. La
crescente complessità delle pratiche di sorveglianza nell’intero Occidente,
aggiunge, "non è comunque l’effetto di una pericolosa e perversa
tendenza antidemocratica, ma rappresenta la conseguenza più evidente del modo
in cui noi, oggi, organizziamo i nostri rapporti economici o sociali,
utilizzando i computer per garantirci risultati in termini di efficienza e
velocità inimmaginabili sino a pochi anni fa".