
Intervista a David Lyon sulla privacy
La scorsa settimana la Camera dei Rappresentanti
di Washington ha approvato, a larga maggioranza, una proposta di legge del
governo che prevede la nascita di un Ministero per la sicurezza interna con
poteri di raccolta e di controllo su tutte le informazioni relative alla vita
privata dei cittadini americani. Se anche il Senato voterà a favore della
legge, tra pochi mesi negli Usa verrà creata una gigantesca banca dati in grado
di fornire quasi in tempo reale a polizia e servizi segreti notizie su quanto
avviene attraverso la rete di Internet, monitorando gli scambi di posta
elettronica, gli acquisti con carte di credito e persino i siti web visitati.
"Si tratta di una misura indispensabile per combattere in maniera efficace
il terrorismo", ha spiegato l'ammiraglio John Poindexeter, responsabile del
progetto. "Questa legge costituisce un'inaccettabile violazione del nostro
tradizionale sistema di tutela delle libertà civili e del diritto alla
privacy", ha ribattuto il politologo conservatore William Safire in un
articolo apparso sul "New York Times".
Le obiezioni di Safire sono condivise da David Lyon, studioso canadese di
sociologia di cui la Feltrinelli ha pubblicato La società sorvegliata,
un’accurata analisi degli effetti prodotti sulla vita quotidiana dalla
massiccia diffusione delle tecnologie elettroniche accompagnata da un saggio
introduttivo di Stefano Rodotà. "La legge votata dal Parlamento americano
mi sembra pericolosa perché autorizza il trattamento di dati personali senza il
filtro di un esame da parte della magistratura", sostiene Lyon. La
crescente complessità delle pratiche di sorveglianza nell’intero Occidente,
aggiunge, "non è comunque l’effetto di una pericolosa e perversa
tendenza antidemocratica, ma rappresenta la conseguenza più evidente del modo
in cui noi, oggi, organizziamo i nostri rapporti economici o sociali,
utilizzando i computer per garantirci risultati in termini di efficienza e
velocità inimmaginabili sino a pochi anni fa".
Intervista a Salvatore Veca su John Rawls
Salvatore Veca, il massimo esperto di John Rawls in Italia, commenta le edizioni Feltrinelli dei libri del filosofo e la sua influenza sulla cultura politica di "sinistra" nel nostro paese.

Intervista a Jeremy Brecher
Ormai i concetti di "no global" e "strategia lillipuziana" sono entrati nel vocabolario comune, ma furono Jeremy Brecher e Tim Costello con il loro Contro il capitale globale che per primi li introdussero per dare una lettura dei "nuovi" movimenti. Questa intervista a Jeremy Brecher è stata registrata prima della sua partecipazione alle manifestazioni contro il G8 nel 2001 a Genova.

Siamo tutti sorvegliati speciali
Ogni suo libro è da considerare come la tappa di un lungo viaggio alla scoperta del rapporto tra le tecnologie e il controllo sociale. Il primo scalo è stato in un grandissimo centro commerciale giapponese dove si vendono tutti le ultime sfornate dell'elettronica di consumo, dalla macchina fotografica alla videocamere, dal lettore di compact-disk al computer portatile che ha più potenza elaborativa di quanto le umane capacità possono immaginare. Ma in questo grande mall dei circuiti stampati - descritto nel libro edito dal Mulino La società dell'informazione - David Lyon annota con minuzia come minuscole telecamere scrutino le migliaia di giovani e vecchi, uomini e donne, soffermandosi su un viso, selezionato tra altre centinaia di volti. David Lyon è uno studioso canadese - insegna alla Queen's University nell'Ontario - che si occupa di controllo sociale, ma che non è molto interessato a elaborare una sofisticate teoria in materia. Appunta, analizza, indaga le trasformazioni che hanno accompagnato la sorveglianza nelle società capitaliste. Lo ha fatto ne L'occhio elettronico (Feltrinelli), quando prese atto che il vecchio modello del Panopticon non reggeva alla prova dei fatti e mise al lavoro le teorie di Gilles Deleuze, Felix Guattari e Michael Foucault per capire come il computer stava modificando le forme di controllo sociale. Allora - il libro fu pubblicato a metà degli anni Novanta - David Lyon sosteneva che la privacy era messa a dura prova dalla pervasività del computer. Ma non era solo questo il problema che gli stava a cuore. Gli interessava molto di più la sorte della democrazia, dato che il silicio consegnava nelle mani delle grandi corporation un potere di controllo come mai era accaduto nel passato. E questo, in fondo, è il filo conduttore del suo ultimo libro.