Stefano Benni: Venticinque storie di solitudine e mistero

Stefano Benni: Venticinque storie di solitudine e mistero

Venticinque racconti mai scontati, pieni come sempre di irresistibile bizzarria, che si addentrano negli aspetti piùimprevedibili e misteriosi della vita. Benni è sempre lucido e sagace, ma non più scanzonato come in Bar sport o Il bar sotto il mare. In queste pagine veloci come acquarelli, ma dalla scrittura accuratissima, offre una densa galleria di umanità che fa sorridere, con un po' di tristezza, dell'insipienza umana, e soprattutto fa riflettere. Tutti i personaggi ritratti da Benni sono soli, per un motivo o per un altro. I casi sono tutti emblematici, riflettono la complessità del mondo e delle situazioni. In un quadro che si arricchisce e si approfondisce fino a prendere il lettore alle viscere, per trascinarlo dentro le pagine, a riscoprire nelle vicende narrate anche il proprio istante di solitudine nel mondo, o il vuoto di una routine addormentata nell'abitudine, senza il coraggio di rialzare la testa e guardare il cielo per cercare questa famosa ‟grammatica” degli eventi.

L’esordiente Benedetta dall’editore. Colloquio con Benedetta Cibrario

L’esordiente Benedetta dall’editore. Colloquio con Benedetta Cibrario

Un libro complicato, la storia di una vita femminile dall'inizio alla fine del Novecento raccontata con continui abilissimi incastri temporali (sembra costruito alla moviola, e infatti: ‟Mi sono laureata in Storia del cinema; come tutti quelli che vengono dal cinema so che il montaggio è essenziale”) e una dose di ‟romanzesco” che solo una mano fermissima, diresti, può controllare senza precipizi nel melò: la passione divorante; nel retrò: l'aristocrazia mitteleuropeo; addirittura nel fashionable: le colline del Chianti e la poesia del vino.

La Cina e l’Occidente. Intervista a Yu Hua su Arricchirsi è glorioso

La Cina e l’Occidente. Intervista a Yu Hua su Arricchirsi è glorioso

"Meglio l’erba del socialismo che i germogli del capitalismo", dicevano un tempo. Oggi il capitalismo si diffonde in maniera selvaggia e dirompente, mentre il socialismo ha perso i suoi principi egualitari, tanto che ne viene aggiornata di continuo la definizione. Erba e germogli si sono mischiati diventando un’unica pianta, ciò esplicita il grottesco. Il mio romanzo non inventa la società cinese, la riflette.

Tutti a Lourdes. Intervista a Marco Archetti su Gli asini volano alto

Tutti a Lourdes. Intervista a Marco Archetti su Gli asini volano alto

I giovani narratori italiani di rado spiccano per ironia. Marco Archetti, bresciano, classe ’76, al quarto romanzo con Gli asini volano alto, è una felice eccezione. Soprattutto perché grottesco e surreale diventano nei suoi libri non solo imprescindibile cifra stilistica ma anche sagace strumento di interpretazione della realtà contemporanea. Così il picaresco viaggio a Lourdes dei due fratelli Procacci, Arto (aspirante scrittore e ribelle rassegnato) e Giosuè (pio seminarista in crisi spirituale) diventa una caustica meditazione su due dei principali tabù della società: famiglia e religione.