Gianni Riotta: La coppia della porta accanto ora sogna il Massachusetts

05 Dicembre 2003
New York - I miei vicini di casa sono deliziosi, una coppia perfetta. Cattolici, tornano a Natale dal parroco di Brooklyn, con un sacco colmo di giocattoli per i bambini. Lavorano sodo, si prendono cura della casa e del pianerottolo, decorandolo in stile Liberty. Non c' è compleanno, festa o ricorrenza che non ricordino. E adesso, forse, si sposano. I miei vicini sono gay, due uomini che convivono da anni, senza diritto di celebrare le nozze. Ora una rivoluzionaria sentenza della Corte Suprema del Massachusetts può portare loro, e migliaia di altri omosessuali americani, se non ancora all' altare almeno in Municipio per il sì, i confetti e la torta. La Supreme Court del Massachusetts ha votato, con quattro voti a favore e tre contrari, la parità del diritto di tutti i cittadini a sposarsi, a prescindere dall' orientamento sessuale. Secondo la Corte, il matrimonio è un' istituzione sociale che offre benefici speciali, dalla mutua, all' eredità, alla custodia dei figli, alla proprietà comune, alla pensione. Così chiedevano Gloria Bailey, una signora lesbica di 62 anni che vuole sposarsi con la sua compagna Linda Davies (stanno insieme dal 1973) e sei altre coppie. Le donne sono parrocchiane della Chiesa Unitaria e non vogliono rinunciare a un amore legale. Lo Stato del Massachusetts s' è opposto, obiettando che il fine del matrimonio è la procreazione, come fondamento della società, e dunque le coppie omosessuali sono bandite. La Corte, presieduta dalla giudice Margaret Marshall, ha stabilito che la protezione del matrimonio copre i cittadini, anche se legati in una coppia dello stesso sesso, e che l' argomento della fecondità non sussiste, in quanto sono comunque lecite le nozze tra coniugi sterili o anziani. E' il pregiudizio, ha sentenziato la Corte, che vieta il sì tra omosessuali e la discriminazione deve cadere, nello spirito della sentenza della Corte Suprema federale che, nel 1967, cancellò, con il caso «Loving contro lo Stato della Virginia», il divieto alle nozze fra coniugi di razze diverse. Ora nello Stato di Boston, dell' università di Harvard, dei caffè di Cambridge, delle spiagge di Cape Cod e dei computer del MIT (Massachusetts Institute of Technology), sposarsi fra gay non è reato. Il parlamento locale ha 180 giorni per recepire la decisione, ma già i distretti più progressisti annunciano, frenati a malapena dagli assessorati, di essere pronti a rilasciare licenze matrimoniali agli omosessuali. I consiglieri comunali di Cambridge, Denise Simmons e Brian Murphy, vogliono celebrare le prime nozze gay già martedì prossimo e in America, tanti sono pronti a fare le valigie per volare in Massachusetts verso i voti nuziali. Non mancano telefonate dall' Italia, visto che anche gli stranieri potrebbero essere ammessi. Chris Finn, lesbica madre di una bambina, esulta: «Sono impaziente di andare a Cambridge, con l' abito bianco e la mia compagna, finalmente mi sentirò pulita, sapendo che il mio amore e la mia famiglia sono leciti sotto la legge, sarò protetta, come ogni cittadino». Il governatore repubblicano Mitt Romney obietta, aspettate, perché la Corte ha dato al parlamento sei mesi per recepire la sentenza e quindi le nozze gay prima di quella data sono illegali. Quanto basta per una crociata social-legale che pervaderà l' America, mobilitando militanti di destra e sinistra, facendo corrucciare i tradizionalisti, mentre i gay telefonano a sarto e pasticciere. Il presidente George W. Bush e il suo consigliere Karl Rove hanno fiutato il caso: quale migliore campagna per distaccare i ceti moderati dal candidato democratico alle elezioni del novembre 2004, che denunciare: «Si sposano anche i gay!»? «Farò tutto quello che è legalmente necessario a difendere la santità del matrimonio» ha detto Bush, mentre le radio delle coalizioni religiose lanciano il tam tam di protesta. Sconfitti da vent' anni sull' aborto, vogliono la rivincita sulle nozze dei gay. Randall Terry, capo del movimento per la vita, è in procinto di trasferirsi a Boston a coordinare le manifestazioni contro la decisione della Corte. Primo obiettivo ottenere un emendamento alla Costituzione dello Stato che renda illegali i fiori d' arancio tra gay. Non sarà né semplice, né rapido, in una comunità tradizionalmente progressista, dove l' ostruzionismo democratico potrebbe far slittare il referendum costituzionale al 2006. A innescare la rivoluzione, la svolta della Corte Suprema federale di Washington, che nella recente sentenza «Lawrence contro lo Stato del Texas» ha abolito ogni residua legge antisodomia dal territorio degli Stati Uniti. Si trattava di vecchie grida, cui nessuno dava più peso legale, ma a stretta maggioranza, il foro supremo d' America ha voluto dichiararle incostituzionali, stabilendo che non si può discriminare in alcun modo sulle preferenze sessuali. Il giudice costituzionale Antonin Scalia, genio del diritto conservatore, ha subito denunciato, in un rarissimo momento pubblico di dissenso dai suoi otto colleghi in toga nera, che «la Corte ha aperto la strada al matrimonio omosessuale». Scalia vede bene. L' evoluzione sociale negli Stati Uniti d' America procede per i progressi del diritto, garantiti dalla Corte Suprema e poi corroborati dalla politica. La sentenza «Brown contro il Board of Education» azzera la segregazione razziale nelle scuole; «Roe contro Wade» legittima l' aborto; «The New York Times versus Sullivan» garantisce ed estende il diritto di libera informazione. Ora le due sentenze di Washington e del Massachusetts pongono le premesse per le nozze gay. Quanto impiegherà la politica a recepire il mandato dei giudici? La maggioranza dei cittadini è contraria, ma tra gli anziani solo uno su cinque è favorevole, mentre i giovani sono divisi a metà, 50 a 50. Divisa anche la stampa, a favore New York Times e Washington Post, con il commentatore Richard Cohen che osserva arguto: «con tutti i matrimoni etero che finiscono in divorzio, speriamo siano i gay a salvarci!». Contrario, e apocalittico, il Wall Street Journal: «Stiamo gettando dalla finestra il matrimonio, l' istituzione più sacra... è il primo sparo di una guerra di culture... le furie si sono scatenate». Sposarsi non è di moda in America, solo la metà dei nuclei familiari è retto da una coppia classica, moglie-marito. I singles, scapoli, nubili e divorziati sono 86 milioni. Nel ceto medio, solo i gay sembrano avere fretta di sposarsi. Preparatevi alla nuova battaglia culturale, da Boston alla Casa Bianca 2004, e vi terrò informati se i miei vicini mi manderanno partecipazione e bomboniera.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …