“È un romanzo duro e sublime” Fabio Gambaro, la Repubblica
Alla festa dei sessant’anni di Solange ci sono tutti: amici, fratelli e cugini. Una comunità grigia, brave persone, appena un po’ grette. È in questo scenario che irrompe Bernard, o Fuoco di legna, com’è soprannominato da tutti, fratello di Solange e pecora nera della famiglia. Non invitato, si presenta però con un regalo prezioso, una spilla d’oro, che suscita lo sgomento e poi lo scandalo degli altri fratelli, persuasi che Bernard abbia derubato la vecchia madre, dopo aver per anni approfittato anche del loro aiuto economico. Cacciato dalla festa, Fuoco di legna si ubriaca al bar di fronte e quando rientra nella sala, alterato dall’alcol, si rivolge con parole insultanti a Chefraoui, vecchio collega di Solange di origine araba. È proprio questo episodio, e poi la presunta aggressione ai familiari di Chefraoui, a gettare nello scompiglio la piccola comunità. E lentamente, nella lunga notte che precede la probabile denuncia, il narratore dipana la trama del passato di Fuoco di legna. L’orizzonte si dilata, riandando indietro alla guerra di Algeria, nel 1961. E si apre il nodo del romanzo, l’origine del grumo di crudeltà che il piccolo scandalo della festa di Solange fa esplodere. Un romanzo grandissimo, con una scrittura perfetta, mimetica e lirica insieme, chirurgica nella sua esattezza, e insieme commovente fino alle lacrime.