Fuoco amico

di Giuliana Sgrena

Quattro settimane di incubo vissute nelle mani dei (sedicenti) mujaheddin (combattenti) iracheni, la liberazione brutalmente interrotta dall’attacco delle truppe americane quando ormai la salvezza sembrava a portata di mano nel vicino aeroporto di Baghdad. Giuliana Sgrena, in questo libro, racconta la drammatica esperienza del suo sequestro, del ferimento e della morte di Nicola Calipari, l’agente che poco prima l’aveva salvata dai rapitori. I ricordi del rapimento, le sensazioni quotidiane vissute in una stanza chiusa e al buio, gli incubi del sequestro, il rapporto con i rapitori si intrecciano alle tematiche della realtà irachena (guerra, sequestri, profughi, resistenza, terrorismo, religione, la condizione delle donne, il processo di balcanizzazione del paese ecc.) con richiami anche al passato regime, a Saddam, alle guerre, all’embargo, ai preparativi bellici angloamericani in contrasto con le decisioni dell’Onu e alla vicenda delle mai rinvenute armi di distruzione di massa.
Una realtà insidiosa che pone il problema del fare informazione su un terreno di guerra senza essere embedded con le varie truppe di occupazione.
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Giuliana Sgrena

Giuliana Sgrena, inviata de ‟il manifesto”, negli ultimi anni ha seguito l'evolversi di sanguinosi conflitti, in particolare in Somalia, Palestina, Afghanistan, oltre alla drammatica situazione in Algeria. Negli ultimi due …
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  • Marchio: FELTRINELLI
  • Data d’uscita: 10 Novembre 2005
  • Collana: Serie Bianca
  • Pagine: 157
  • Prezzo: 11,40 €
  • ISBN: 9788807171123
  • Genere: Saggistica
Giuliana Sgrena: Calipari, prosciolto il marine Lozano. Siamo tutti iracheni

Giuliana Sgrena: Calipari, prosciolto il marine Lozano. Siamo tutti iracheni

Oggi mi sento un po' più irachena, ho provato quel senso di impotenza che si prova di fronte all'impunità di cui godono gli Stati uniti e i loro soldati fuori dal loro paese.

Giuliana Sgrena: La morte di Calipari e le menzogne di Mario Lozano

Dopo due anni di silenzio Mario Lozano esce allo scoperto per raccontare le sue verità o meglio, secondo la versione dei media americani, per ‟smentire le bugie della Sgrena”. Ma si è dimenticato delle prove.

Giuliana Sgrena: Il “fuoco amico” della notte del 4 marzo

Mario Lozano con l'avvicinarsi del processo contro di lui per l'uccisione di Nicola Calipari si difende: ‟dovevo sparare. Ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi soldato nella mia posizione”…

Giuliana Sgrena: Afghanistan. Rapita la notizia

La campagna di primavera della Nato non ha rispettato il calendario come si aspettavano i taleban della provincia di Helmand, la maggiore produttrice di papaveri da oppio. E, forse proprio nei campi di papaveri, è stato rapito Daniele Mastrogiacomo…

Giuliana Sgrena: Black out in Iraq

L'Iraq è completamente oscurato. Nemmeno gli ostaggi occidentali fanno più notizia. Sono ancora sei: l'archeologa tedesca Susanne Osthoff, i quattro attivisti del Christian peacemaker e l'ingegnere francese Bernard Planche. E' il black out.

Il rapimento di Giuliana Sgrena anche in un film

I 28 giorni della prigionia di Giuliana Sgrena e la morte di Nicola Calipari anche in un film: Fuoco amico, per la regia di Enzo Monteleone. La sceneggiatura sarà scritta da Monteleone e dalla Sgrena con la collaborazione di Pier Scolari.
La fatica e il dramma di essere giornalisti liberi. Intervista a Giuliana Sgrena

La fatica e il dramma di essere giornalisti liberi. Intervista a Giuliana Sgrena

Un giornalista rapito, i timori per la sua vita, i dubbi sulle trattative, le polemiche dopo la liberazione. E' la storia di Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan, ma è stata anche quella di Giuliana Sgrena in Iraq due anni fa.
‟Ho rivissuto ogni momento. Ogni volta che si parla di un ostaggio si chiede la sua liberazione, ma quando viene liberato scatta una specie di cannibalismo sull’ostaggio stesso, che si vede rovesciato addosso il peso delle trattative e delle immancabili polemiche”.

‟Io, ostaggio anche delle mie convinzioni”. Intervista a Giuliana Sgrena

Fuoco amico ‟Ha due significati. Il primo, ovviamente, è il 'fuoco amico' degli americani che hanno sparato su una macchina sulla quale viaggiavano degli italiani, degli alleati degli americani. Il secondo è 'il fuoco amico' dei miei sequestratori. Dicevano di lottare contro l'occupazione e hanno sequestrato una giornalista che è sempre stata, dichiaratamente, contro la guerra e la presenza degli americani e dei loro alleati. Mi sono sentita ostaggio delle mie convinzioni. Ma la ferita più aperta è quella della morte di Calipari, il mio liberatore.”