Alberto ha una vita sentimentale caotica. Prova a mettervi ordine decidendo di convivere con Carla. La casa, che avrebbe dovuto essere la loro casa, si trasforma in quello che di fatto è: un grande appartamento, molto vuoto, molto freddo, senza prospettiva. Anche il sesso ha cominciato a tacere. In parte, si spegne anche la voce professionale e Alberto, sceneggiatore, si sente assediato da agenti e produttori. In questo momento di oscura tensione interiore arriva un infarto. Alberto lo riconosce: ha ‟il morso di una carpa sdentata”, è un cupo segnale, un’invettiva del corpo, una domanda che rimane aperta. Ricoverato, si scopre perfetto degente e l’ospedale (con i suoi ritmi, con i suoi confini netti e protettivi) diventa una sorta di rifugio, anche esistenziale, di cui è difficile fare a meno. Qui Alberto incontra Franco, infartuato come lui, più severamente di lui. Franco fa il carrozziere, è schietto, innamorato della moglie, padre di due figli e vive in campagna.
Quando vengono entrambi dimessi, lentamente Carla si sottrae ai suoi ‟doveri” di compagna assidua e accudente e Alberto, rimasto solo, accetta l’ospitalità di Franco. È allora che, saldata l’amicizia dall’intimità dei ‟cuori a rischio”, Franco cede all’amico, come un’eredità, come un dono, ma soprattutto come una responsabilità morale, la moglie e i figli. Da qui in poi, per Alberto si apre una strada nuova, più ardua ma certamente più vitale, che lo costringe a riconsiderare la leggerezza, il vuoto, la divagante sensualità della sua vita precedente.
Il primo romanzo di Umberto Contarello è destinato a diventare un film.