Step e Babi parte seconda. Intervista a Federico Moccia

Step e Babi parte seconda. Intervista a Federico Moccia

‟Si incontrano, per caso, ad una cena. È una bellissima casa fuori Roma; è un ambiente importante, strano. Ad un certo punto sente una risata. La sua risata. E la vede di profilo, seminascosta. Bellissima come sempre. È lei, è Babi. Ma quante braccia ti hanno stretto tu lo sai per diventar quel che sei, che importa tanto tu non me lo dirai, purtroppo. Battisti è la colonna sonora di questo libro”. In anteprima Federico Moccia, che ha finito di scrivere dieci giorni fa, parla di Ho voglia di te, il seguito di Tre metri sopra il cielo.

Officina milanese. Intervista a Giovanni Agosti

Officina milanese. Intervista a Giovanni Agosti

‟Il libro su Mantegna non è una monografia su un pittore del Quattrocento, porta come sottotitolo la storia dell’arte libera la testa: il riferimento, per chi ha la nostra età e ha vissuto un certo travaglio generazionale, è a una frase di Fassbinder secondo cui ‘i film liberano la testa’: s’intende certi film, s’intende certa storia dell’arte. Quella che è capace di mettere in relazione aspetti diversi della realtà con un fine di chiarimento e, se si può, di modificazione dello stato delle cose. C’è un’aspirazione illuminista dentro una struttura architettonica che a qualcuno potrà sembrare rivoluzionaria. Quella tensione nasce dal fastidio per la situazione di Milano: corre sotterranea, a tratti si slarga in qualche nota”.

A Fahrenheit Marco Drago presenta Zolle

A Fahrenheit Marco Drago presenta Zolle

Un bellissimo ritratto di gruppo. Una corsa dentro le smanie di affrancamento dall'immobilità sociale. Un dramma semiserio sull'incertezza del vivere. Tutto questo è Zolle. Marco Drago ne parla a Fahrenheit, trasmissione di RadioTre.

‟Io, ostaggio anche delle mie convinzioni”. Intervista a Giuliana Sgrena

‟Io, ostaggio anche delle mie convinzioni”. Intervista a Giuliana Sgrena

Fuoco amico ‟Ha due significati. Il primo, ovviamente, è il 'fuoco amico' degli americani che hanno sparato su una macchina sulla quale viaggiavano degli italiani, degli alleati degli americani. Il secondo è 'il fuoco amico' dei miei sequestratori. Dicevano di lottare contro l'occupazione e hanno sequestrato una giornalista che è sempre stata, dichiaratamente, contro la guerra e la presenza degli americani e dei loro alleati. Mi sono sentita ostaggio delle mie convinzioni. Ma la ferita più aperta è quella della morte di Calipari, il mio liberatore.”