Sanguineti: «La poesia è come un rap»

Sanguineti: «La poesia è come un rap»

Un titolo che sembra sortito, come per incanto, da qualche oscuro manualetto di zoologia fantastica. Davvero inaspettato. E dispettoso. Comunque inquietante. Il gatto lupesco: questo il nome della raccoltona che racchiude vent'anni di incessante lavorìo verbale del poeta Sanguineti. A ben vedere, qualcosa che riassume. E che prelude. Ludico, senz'altro. Sornione, ma non solo. C'è anche - a ben vedere - quel suo guardare oltre. O altrove. Sta nelle "Comete". Quasi a dire: viaggiando, si segnala. Sognando, a volte, l'incontro con un doppio. Oppure, detto altrimenti: con l'ombra cupa e spuria di un divorante lupo (gattesco).

Sanguineti: "Sms e chat non distruggono la poesia"

Sanguineti: "Sms e chat non distruggono la poesia"

"Sono un gatto lupesco e laido e lieto", così Edoardo Sanguineti si presenta ai lettori nella nuova raccolta di poesie, appena pubblicata e di fresco premiata con il Premio Bagutta a Milano. "È un'espressione che deriva da un componimento del Duecento italiano", racconta il poeta genovese tra lo scrosciare di tazzine da caffè di un bar sotto i portici del Carlo Felice e l'insistenza della pioggia che chiude la vista oltre le vetrine.
"Ho scelto 'gatto lupesco' come titolo del libro perché questo animale di fanta-zoologia di tradizione medioevale mi rappresenta bene, in modo divertente". Settantadue anni da compiere nei prossimi giorni, una carriera accademica conclusa da poco, una produzione poetica che si può inscrivere tra Laborintus del 1956 e questa ultima fatica, Sanguineti amplia i suoi gesti con una sigaretta che non fuma stretta tra le dita: "Il libro è un contenitore che mette insieme i lavori degli ultimi vent'anni con in più circa cento pagine di inediti. Le raccolte precedenti erano esaurite e questa si è rivelata anche un'ottima occasione per rimetterle in circolazione tutte insieme".
Il libro racchiude i meccanismi più intimi della produzione di Sanguineti, dai travestimenti di poesie celebri di Pascoli e Catullo alle cartoline, dai componimenti occasionali nella sezione 'Poesie fuggitive' ai lavori contaminati dagli emoticon e dei linguaggi delle nuove tecnologie: "Ho adottato questa soluzione soprattutto nell'ultima poesia del libro, un modo per fare appello al silenzio. Con gli emoticon ho inteso concludere un discorso, utilizzando questa scrittura come un geroglifico che viene a surrogare la parola e a bruciarla, a consumarla".

«Nahui Olín, una donna simbolo della rivoluzione messicana». Un intervista a Pino Cacucci

«Nahui Olín, una donna simbolo della rivoluzione messicana». Un intervista a Pino Cacucci

Torna come un motivo ricorrente il Messico sullo sfondo dei personaggi di Pino Cacucci. Nei suoi romanzi ha raccontato storie di ribelli e rivoluzionari, di ideali e passioni politiche, di sconfitte e redenzioni, tutte legate da un filo comune al continente latino-americano. Quasi sempre accade che nelle parole e nelle azioni dei suoi personaggi prevalga il desiderio dell'emancipazione, ma anche della ricerca delle origini di un continente stuprato dal colonialismo. Nell'ultimo lavoro di Cacucci, Nahui lo sfondo è uguale, ma cambia la storia e il protagonista. Anzi, la protagonista, visto che stavolta la figura centrale è una donna, Carmen Mondragón. Una donna inquieta, figlia di un generale, protagonista di scandali ed eventi culturali durante la rivoluzione messicana. Non è un personaggio politico, almeno non nel modo tradizionale in cui lo sono gli altri nei precedenti racconti di Cacucci. La sua rivoluzione nasce nella ribellione alle convenzioni familiari, nei rapporti privati, nel modo di vivere l'erotismo e l'arte nella vita. Il suo nome adottivo, in azteco, è Nahui Olín.

Le bambine-oggetto tra consumo e spettacolo. Intervista a Loredana Lipperini

Le bambine-oggetto tra consumo e spettacolo. Intervista a Loredana Lipperini

L’educazione sociale come condizione performatrice dell’identità sessuale: le differenze fra uomini e donne non sarebbero una questione di natura, ma di cultura. Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti, testo fondamentale per il femminismo negli anni Settanta, si costruiva proprio a partire da questa idea, indagando i luoghi di formazione per eccellenza: la famiglia e la scuola. Loredana Lipperini nel suo ultimo libro Ancora dalle parte delle bambine raccoglie il testimone e aggiorna questa analisi. Ma il segno di novità più rilevante delle sue riflessioni riguarda il terreno d’indagine: oggi la partita si gioca, soprattutto, sul piano del consumo e dello spettacolo.